I comitati insorgono, “da diversi giorni i cittadini residenti nel litorale si sono accorti dell’inizio dei lavori in quanto sono costretti a sentire i rumori delle barche che vanno e vengono, studiando il fondale per la posa. Oggi invece spetta a chi vive la campagna”. Ruspe e operai in azione per la realizzazione del maxi collegamento sottomarino che unirà la Sardegna alla Sicilia e al resto della penisola. “Non siamo contro le rinnovabili siamo contro il Tyrrhenian Link” è quanto ribadito anche qualche giorno fa da Rita Corda, portavoce del comitato di difesa del territorio. “Si tratta di un’opera che serve al trasporto dell’energia prodotta in Sardegna da FER alla Sicilia e che prevede la costruzioni di un doppio cavo sottomarino di 485 km proveniente da Termini Immerese che approda nel litorale di Quartu Sant’ Elena, chiamata Terra Mala a fianco di Mare Pintau uno specchio di mare di inestimabile bellezza inserito nella rete Natura 2000 e destinataria di Bandiera Blù , di fronte al villaggio delle Nereidi dove abitano più di cento famiglie.
Un cavo che passando per 30 km, sbancando lunghi tratti di territorio per la sua posa, raggiunge Selargius dove nell’agro ( 17 ettari) verranno costruite due stazioni elettriche di conversione e smistamento, a cui si collegheranno tutti gli impianti di produzione di energetica da fonti rinnovabili del sud Sardegna, e attraverso il cavo verrà trasportata in Sicilia e nel resto d’Italia.
Il Tyrrhenian Link distruggerà per sempre le nostre campagne. Un territorio dove risiede la nostra memoria storica e l’identità della cultura millenaria della Sardegna, “Su Padru” che significa prato, luogo collettivo per il pascolo, per la coltivazione della vite, mandorli, capperi, ortaggi, alberi da frutta.
Ancora oggi nell’area si ricavano pregiati vini e prodotti doc, vanto dell’agro-industria isolana. Per questo la nostra lotta è stata improntata, da subito, alla difesa dell’agro, con la richiesta alla ‘istituzione locale di investire nello sviluppo occupazionale e produttivo dell’agro, dando attuazione ad uno studio di fattibilità deliberato nel 2015 dalla stessa amministrazione comunale”. Non solo: “Oltre al Tyrrhenian Link sull’area si abbatteranno 100 container di batterie d’accumulo che trasformeranno irreversibilmente la nostra campagna in zona industriale militarizzata”. “Come si può parlare di transizione ‘green’ se vengono coperte di cemento armato grandi appezzamenti di terra? Si può pensare di ridurre l’impatto degli idrocarburi consumando ingenti porzioni di territorio agricolo e distruggendo il paesaggio? La transizione va fatta in equilibrio con l’ambiente, le aree idonee sono i tetti e le zone già deturpate, non la nostra terra”.
Intanto niente sembra fermare l’avanzata di Terna che in questo primo step proseguirà i lavori sino al mese di giugno inoltrato.












