Sembravano tracce, quelle che portano al traguardo finale, seppur doloroso. Invece, il ritrovamento poco fa delle scarpe di Mattia e ieri dello zainetto a 8 chilometri dal punto in cui è stato strappato dalle braccia della madre da un’onda di acqua e fango, non ha portato al ritrovamento del suo corpicino. Sembra sparito nel nulla, Mattia, inghiottito dal buio e dall’acqua e da quel fango cattivo che ha distrutto tutto, anche la speranza ormai, che ha ceduto il passo alla disperazione perché sono passati 5 lunghissimi, infiniti giorni da quella sera orribile e le probabilità di trovarlo vivo sono quasi inesistenti. A Urzulei, paese di origine della famiglia di Silvia Mereu, la mamma di Mattia, tutta la comunità si è stretta intorno a parenti e amici dei concittadini, partiti anni fa dalle Marche, così duramente colpiti.
Non si arrende, invece, il papà. “Il ritrovamento dello zaino di Mattia? Una stilettata, un fulmine a ciel sereno”, dice Tiziano Luconi, che continua a sperare di riabbracciare il suo piccolo disperso nel fiume Nevola da giovedì sera, quando l’auto su cui viaggiava con la madre Silvia è stata travolta dall’acqua. Mentre Silvia è ricoverata in ospedale, lui non ha mai abbandonato il luogo delle ricerche: “La speranza non la lascio mai, spero di ritrovarlo magari svenuto, nascosto perché si è impaurito ed è fuggito da qualche parte, io continuerò sempre, tornerò in quell’inferno ma lo trovo vivo”.
E mentre continuano le ricerche, scendono in campo i giudici, con l’apertura di due inchieste ad Ancona e Pesaro Urbino. Vogliono vederci chiaro in una vicenda che, seppur drammaticamente legata a un evento eccezionale e sicuramente non prevedibile in una misura così violenta, ha forse delle precise responsabilità. Stando a quanto sostiene la stessa Procura, la Regione Marche non ha inviato alcuna allerta meteo ai Comuni.












