L’orario delle diciotto, per molti baristi cagliaritani, da oggi e sino al 24 novembre prossimo, significa dover chiudere. Per loro scelta: il Governo lascia la possibilità di effettuare o vendita d’asporto o servizio a domicilio. “È inutile, dalle diciotto in poi la gente si siede per fare gli aperitivi, non se li porta mica a casa o in negozio”, spiega Manuele Muggianu, barista 30enne di via Garibaldi. Come tanti altri suoi colleghi, anche lui andrà a perdere “gli incassi della sera, prima chiudevo alle ventuno. Igienizzazione e pulizia le faccio ogni giorno, sono spese non piccole, ho acquistato un sacco di prodotti a norma e ridotto i posti a sedere dentro e fuori”. E la nuova stretta, ovviamente, non gli piace: “Restando così riuscirò a portarmi a casa almeno due briciole, mi auguro che ciò non porti, poi, a una nuova chiusura per il nostro settore”.
È amareggiato, Muggianu. Le nuove regole somigliano quasi a una “ingiusta pena” da dover espiare: “Noi ci siamo sempre prodigati per far rispettare tutte le regole, non è giusto che ci penalizzino. Perchè noi sì e le scuole no? Io non le avrei fatte riaprire”.










