Nel suo intervento in Consiglio, Farris ha innanzitutto criticato il percorso decisionale dell’amministrazione, giudicato poco trasparente sul piano politico. Secondo il consigliere, la deliberazione avrebbe dovuto essere assunta prima dell’approvazione del bilancio di previsione, così da consentire al Consiglio di valutare chiaramente la destinazione delle risorse derivanti dall’aumento dell’imposta.
«Quando le entrate dipendono da scelte dirette dell’amministrazione – ha sottolineato – non è accettabile che la loro allocazione sfugga al confronto in sede di bilancio».
Un secondo rilievo riguarda il rapporto con le categorie economiche. Farris ha ricordato l’incontro del 15 dicembre tra il sindaco, alcuni amministratori e i rappresentanti delle organizzazioni di categoria, avvenuto – a suo giudizio – a decisione già sostanzialmente presa. A conferma delle criticità del metodo adottato, il consigliere ha citato la successiva presa di posizione di Federalberghi, che ha espresso forti perplessità sull’aumento della tassa a fine anno, in un momento in cui molte strutture, alberghiere ed extra-alberghiere, avevano già avviato le prenotazioni per il 2026.
Sul piano sostanziale, Farris ha evidenziato tre criticità principali. La prima riguarda la finanziaria nazionale, che impone ai Comuni di restituire allo Stato il 30% del maggior gettito derivante dall’aumento della tassa di soggiorno rispetto al 2025.
«Un’ennesima partita di giro – ha affermato – che svuota di significato anche l’impatto finanziario della misura».
La seconda questione concerne il crescente sommerso nel settore delle locazioni turistiche e degli affitti brevi. Secondo Farris, aumentare la tassa di soggiorno rischia di alimentare la concorrenza sleale, penalizzando le strutture alberghiere e quelle extra-alberghiere che operano correttamente, a vantaggio di chi elude controlli e adempimenti.
Infine, il consigliere ha messo in guardia dagli effetti indiretti sul sistema dei trasporti, ricordando che le compagnie low cost, Ryanair in primis, tendono a ridurre investimenti e rotte nelle città in cui la tassa di soggiorno è applicata.
«Abbiamo bisogno delle low cost non solo per il turismo – ha concluso – ma anche per garantire ai sardi la possibilità di muoversi con maggiore libertà dal territorio regionale».
Per tutte queste ragioni, Giuseppe Farris ha ribadito il suo no all’aumento della tassa di soggiorno, giudicando la proposta iniqua, poco efficace e potenzialmente dannosa per il sistema turistico e per l’economia locale.











