Sessanta milioni di euro. È la somma complessiva delle morosità della Tari a Cagliari. Un buco nel bilancio creato dall’esercito di chi non paga la tassa sui rifiuti. I dati emersi nel corso dell’ultima commissione sull’Igiene del suolo presieduta da Raffaele Onni.
Dal 2019 ad oggi sono più di diecimila le nuove utenze iscritte al ruolo Tari, passando dai 73 agli 83mila contribuenti attuali.
“L’obbiettivo è stato raggiunto grazie ai servizi che hanno lavorato alacremente”, spiega Onnis, “incrociando le banche dati dei residenti con quelle delle utenze (acqua/energia), attività di indagine da parte della polizia municipale etc”.
Nel 2022 la morosità di chi è’ accertato e stenta a pagare, si attesta intorno ai 60 milioni di euro. “Nel 2018 erano 53 milioni e se si considera l’incremento delle utenze è fisiologico l’incremento dei residui”, dichiara il presidente della commissione; “in questo caso non si tratta di evasione ma di cifre accertate e dovute che, grazie all’elevato potere di riscossione dell’amministrazione, verranno incassate”.
Nel 2017 Cagliari era al vertice della classifica nazionale con la tassa dei rifiuti più alta d’Italia.
Ma ora, secondo Onnis, grazie alle azioni di questi anni sull’evasione, congiunta all’introduzione della tariffazione puntuale sul secco e l’inserimento in bilancio di ulteriori risorse. “Nel 2020/21, l’amministrazione è riuscita a calmierare e ridurre la spesa media, nel 2022/2023, nonostante la spaventosa inflazione, si è riusciti a mitigare gli aumenti e mantenere le stesse tariffe.
La Tari è una tassa di scopo, serve per pagare esclusivamente il servizio di igiene, non pagarla significa basare la copertura economica del servizio di pulizia della città e caricare la propria quota sul portafoglio del contribuente vicino di casa, inoltre chi non la paga, nella maggior parte dei casi, si libera dei rifiuti abbandonandoli in modo selvaggio”.











