Ha avuto due giorni di febbre a 38 e, quando ha contattato la sua dottoressa per avvisarla, è stata segnalata per fare il tampone. Era fine settembre, e Camilla Milano, 42enne di Capoterra, ha atteso la telefonata per sapere dove e quando sarebbe dovuta andare ad eseguire il test: “Primo ottobre al Santissima Trinità. Da quel giorno non ho mai ricevuto l’esito”, racconta la donna. I tentativi li ha fatti, arrivando a inviare quattro email dalla sua casella Pec ad altrettanti indirizzi dell’Ats. In una, quella spedita il dodici ottobre a un indirizzo che, dopo il simbolo della chiocciola è “pec.atssardegna.it” c’è scritto quanto segue: “Mi chiamo Camilla Milano, questa è la seconda volta che scrivo per avere l’esito del tampone nasale per il Covid-19 effettuato in data 1 ottobre 2020 all’ospedale Ss. Trinità di Cagliari. Sono trascorsi ormai 12 giorni e non ho ancora ricevuto nessuna mail che mi riferisse l’esito. Ho chiamato diversi numeri, inutilmente in quanto a nessuno di questo ha risposto qualcuno. Siete pregati di inviarmi tale risultato altrimenti sarò costretta ad agire per vie legali”. Nel mezzo, c’è anche un’email inviata alla sua dottoressa: la 42enne deve effettuare una visita “per un fibroma all’utero e per una cistite, ne soffro da 15 anni”.
“Per fortuna mi ha aiutata mio marito, in casa abbiamo sempre rispettato il distanziamento”. Due giorni fa, dopo l’ennesima email a vuoto, la decisione: “Erano passate più di due settimane, ho effettuato a pagamento il test sierologico: sono, fortunatamente, negativa al Coronavirus”. Una “liberazione” che lascia, comunque, l’amaro in bocca: “Ho dovuto pagare 50 euro, lo trovo ingiusto: chi di dovere avrebbe dovuto farmi avere l’esito del tampone”.











