Specchiarsi dentro al silenzio: la Coscienza secondo Giorgio Binnella

Edito da AmicoLibro, “Come le cicale” è il quinto libro di Giorgio Binnella, docente di scrittura creativa presso l’Accademia d’Arte Santa Caterina. Il romanzo sarà presentato il 12 ottobre alla Biblioteca di Capoterra con l’intervento di Fleanna Lai, e il 20 ottobre a Selargius, nella Libreria Mondadori del Centro commerciale I Mulini, con relatore Andrea Fulgheri. Di Giulio Neri


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Di Giulio Neri 

I poveri, così dice un personaggio di Giorgio Binnella, sono come galline: «hanno ali ma non volano»; e la povertà, in fondo, riguarda l’intero genere umano posto dinnanzi al proprio destino: l’istintivo bisogno d’amore, spesso frustrato, i rimpianti, la solitudine e la morte sono fattori dominanti di una condizione alla perenne ricerca di conforto. Talvolta, manca perfino il coraggio o la speranza di chiedere aiuto.

In questo romanzo, breve e affollato di simbolismi, Giorgio Binnella tenta di stilare una sorta di casistica del silenzio per sovvertirne l’ordine negativo, doloroso, in una grande opportunità meditativa e di recupero, quasi una mistica riacquisizione di sé. Il contesto è una modernità incentrata sulla distruzione (degli edifici, della Storia e dei sogni), con evidenti riferimenti all’Occidente e all’escalation del “progresso” che sovra-produce e sperpera al di là di ogni ragionevole dubbio e/o ammonimento ecologico.

La macchina narrativa di “Come le cicale” si aziona in una fabbrica da far saltare in aria e già disseminata di cariche esplosive: c’è l’ingegnere cinico distruttore che tiranneggia i sottoposti (un geometra retrocesso a preparare caffè e un capocantiere all’ultimo giorno di lavoro); c’è un uomo nudo, e muto, comparso d’improvviso a ostacolare con la sua inquietante presenza la demolizione della fabbrica; c’è una bella assistente sociale che si nasconde alla vita e che tenta di sbloccare la situazione; e c’è un anziano professore, filosofo dei numeri, voce disillusa e senza dio che, suo malgrado, teme di poter raccontare «tutto»: finitezza, mortalità, oblio cosmico; perché il nostro dopo sarà buio, freddo e, appunto, silenzio.

Il romanzo sviluppa anzitutto una serie di domande sull’uomo nudo: chi è? Da dove è spuntato? E perché non parla? Il muro di silenzio che egli oppone ai tentativi di procedere con la demolizione si tramuta in uno specchio che riflette l’esistenza stessa dei personaggi, e che ospita – di fatto – la loro coscienza: giacché egli non parla, è eletto ad ascoltatore, e parlargli significa ottenere una risposta che attiene al passato di ognuno, ai desideri sopiti e alla possibilità di un futuro sganciato dagli imperativi della modernità materialista.

C’è, infatti, una nuova spiritualità che attende i protagonisti di “Come le cicale”. È un appuntamento con il dopo, ma resta da vedere chi avrà l’animo e il coraggio di non mancarlo, e di presentarsi puntuale.