Il taglio è corposo e molto ma molto penalizzante: “L’ottanta per cento in meno, me l’hanno appena comunicato le educatrici”. Giorgio Atzori, 48 anni, ha due figlie, entrambe minorenni e disabili, che frequentano il liceo Motzo di Quartu Sant’Elena. Sino all’anno scorso potevano contare su una copertura totale da parte dell’insegnante di sostegno e di una educatrice a testa. Dopo il taglio della Città Metropolitana, pari al trenta per cento delle ore, per loro sono iniziate le difficoltà: “Solo cinque ore alla settimana. Quando manca il prof di sostengo sono abbandonate in aula. Hanno tutte e due una disabilità intellettiva, la figura dell’educatore è fondamentale. Le lezioni non possono riuscire a seguirle senza avere accanto una figura predisposta all’aiuto e all’apprendimento”, osserva, infuriato, il padre. Che non le farà uscire prima dall’istituto: “Non posso per motivi di lavoro, dovranno restare in classe per tante ore senza nessun tipo di supporto”.
“È un taglio assurdo e vergognoso quello fatto dalla Città Metropolitana. Per colpa dell’aumento dell’energia ci passa chi soffre e vorrebbe avere una vita quanto più norme possibile, con il riconoscimento dei propri diritti. Perché il sindaco Paolo Truzzu e gli altri politici cagliaritani non si tagliano gli stipendi per contribuire alle spese e salvare gli educatori dei disabili? Siamo diventati davvero così disumani? Che vergogna”.










