I tentativi sono stati fatti – e vengono fatti ancora oggi -: tra raccolta firme e telefonate alle Forze dell’ordine c’è solo l’imbarazzo della scelta. Tuttavia, tra via del Fangario e viale Elmas – uno dei “regni” del sesso illegale a pagamento – c’è anche chi ci abita da pochi anni ma ha già imparato il cosiddetto undicesimo comandamento: farsi i fatti propri. Come nel caso di Mattia, 42 anni: casa proprio all’angolo tra le due strade, non si fa inquadrare in volto per motivi di privacy ma, forse, per ragioni legate alla paura: “In certi orari ci sono queste ‘lavoratrici’, se cosi possiamo chiamarle, che rendono tutta la zona tutt’altro che piacevole. Se uno vuole farsi una passeggiata non può, sia per la loro presenza sia per chi le frequenta”, spiega Mattia, e il riferimento è ai tanti automobilisti che si fermano per contrattare il prezzo della prestazione. Liti e urla, spesso e non volentieri, sono un contorno sonoro obbligatorio per chi vive a ridosso di quei marciapiedi.
“Per motivi di lavoro mi capita di rientrare a certi orari”, cioè di sera e di notte, “certe scene sono ormai quotidiane e non vanno bene dentro un centro abitato. Personalmente non mi sento insicuro, però mi rendo conto che una persona sola non può uscire in certe ore. Queste signorine possono fare lo stesso lavoro lontano da qui”, osserva il 42enne, “ogni notte ci sono tanti schiamazzi. Non so cosa possa realmente fare il Comune, di sicuro una presenza maggiore delle Forze dell’ordine può essere il giusto deterrente”.









