Quarantotto anni, dentista da ventiquattro, Simone Cirillo ha due studi, uno a Decimomannu e l’altro a Cagliari. La pandemia del Coronavirus ha “colpito” anche la sua attività. I clienti? “In calo del trenta per cento. Vengono per le urgenze, poi per continuare le cure iniziate in molti decidono di saltarle. A marzo ho chiuso per una questione di coscienza anche se il mio codice Ateco non rientrava nell’elenco del Governo. Insomma, non ero obbligato a farlo ma i pazienti arrivavano spaventati”. Prima ondata del Coronavirus, poi la situazione è migliorata, ma solo temporaneamente: “A maggio ho riaperto, ora è tutto nuovamente degenerato. Ho rinunciato a tutti i benefit del mio ente provvidenziale e del Comune di Decimomannu, mi sto rimboccando le manche per sacrificarmi e ho anticipato gli stipendi delle mie assistenti”, racconta. Ma, buona volontà a parte, bisogna anche fare i conti con gli incassi, “fisiologicamente” calati per la minor presenza di pazienti che vanno a farsi curare i denti.
“Il Governo non ci ha dato ristori, deve aiutarci, almeno dandoci aiuti per le spese effettuate per acquistare il materiale per sanificare gli ambienti: ho comprato un macchinario all’ozono, un aspiratore chirurgico, il consumo di guanti e camici sterili è moltiplicato”, dichiara Cirillo. Mi sento abbandonato dal Governo”.











