Risalendo il rio Camboni, spazzati via grandi lecci, carrubi, olivastri secolari: “Di ciò non è rimasto niente”.
Un triste reportage diffuso da un professionista della natura, che conosce bene il luogo immerso tra vegetazione e corsi d’acqua, un paradiso a pochi passi da casa, meta di escursioni e passeggiate. Sette giorni fa l’alluvione che ha strappato alla vita Davide Manca, che proprio in quel luogo è stato sorpreso dalla tempesta. Era in compagnia degli amici, lui però non è riuscito a evitare l’ondata di piena che lo ha portato lontano. Dopo giorni di ricerca, il suo corpo è stato individuato e recuperato, in una zona impervia a valle del parco. Da allora sono stati avviati i sopralluoghi per monitorare il danno ambientale. “Abbiamo risalito il rio Camboni, un torrente che scorreva in un canale alberato” spiega F.M.
“Ora il rio è caratterizzato da lunghe spianate di sabbione e strati rocciosi affiorati, da parti piene di rocce e sbarramenti creati da cumuli e dighe di legnatico composto anche da alberi secolari sradicati dalla forza dell’acqua.
Abbiamo visitato anche i rii Marroccu, Is Abius, Maurreddu, Fenugus, e alcuni altri piccoli affluenti, la situazione è la medesima, ci rimane da vedere la cascata di su Spistiddatrosciu e il torrente Su Perdiaxiu de Arcosu”. Una morfologia che è stata modificata in poche ore, tutto diverso rispetto a prima.
“Viene da chiedersi la ragione per la quale strade, costruzioni e alberi presenti da secoli, siano stati distrutti o compromessi solo ora.
Può essere che dipenda da fattori climatici dipesi dall’attività dell’uomo, comunque serve riflettere in fretta.
Quantificare il danno, i costi e capire quanto non sia più recuperabile, è un compito molto arduo”.











