Un nastro rosso fuori dalla porta di casa per essere simbolicamente vicini a Marisa Pireddu. Serramanna saluta così la donna che il 5 maggio è stata strappata alla vita e all’affetto dei suoi cari dall’uomo con cui aveva deciso di trascorrere la sua vita. Oggi si sono svolti i funerali ed è stato proclamato il lutto cittadino. Su richiesta della famiglia e in completo accordo con le autorità di Pubblica sicurezza, per evitare spiacevoli situazioni che avrebbero causato solo ulteriori sofferenze, si è scelta la massima discrezione.
Un paese sotto shock e profondamente turbato per la triste sorte della cinquantunenne originaria di Villasor e residente da anni a Serramanna che, impossibilitato a partecipare fisicamente all’ultimo saluto, mostra lutto e riflessione con un gesto semplice ma molto sentito.
Rimangono sempre gravi le condizioni di salute di Giovanni Murtas, 57 anni di Serramanna, marito di Marisa Pireddu, che ha tentato il suicidio dopo aver compiuto il nefasto gesto nei confronti della moglie.
Un tragico evento che una spiegazione logica non ha e mai avrà. Emergono alcuni importanti dettagli su come l’uomo ha trascorso gli ultimi giorni. Pare avesse palesemente mostrato segni di una sofferenza interiore che, forse, si portava avanti da diverso tempo. Un episodio in cui ha esternato forte nervosismo presso l’ufficio postale del paese al quale hanno assistito diversi compaesani; alcune multe per essere stato sorpreso in giro per il paese senza una valida giustificazione. Con lui hanno parlato diversi conoscenti ai quali avrebbe manifestato sofferenza per la situazione creatasi con la quarantena. Eventi che oggi forse possono sembrare forti segnali non recepiti come tali quando accaduti. Spetterà agli inquirenti ricostruire esattamente la vicenda. Intanto rimane il dolore e la consapevolezza della tragedia avvenuta.
Anche se questo non fosse il caso, è opportuno ricordare le linee guida della Regione Sardegna per la gestione delle situazioni familiari problematiche derivanti anche dalla prolungata
condivisione degli spazi in seguito all’emergenza Covid-19. La rete antiviolenza è presente nel territorio, attiva e in grado di supportare con
consulenza, sostegno e protezione.
Colloqui telefonici / servizi di ascolto (anche con modalità telematica) con i soggetti in carico, in modo tale da garantire un continuo e costante monitoraggio, tramite il potenziamento della rete di supporto: servizi sociali dei Comuni, Giustizia, servizi sanitari territoriali, centri antiviolenza, terzo settore, etc. Sviluppo da parte dei servizi sociali delle amministrazioni comunali di servizi di assistenza sociale e
socio – sanitaria, mediante coprogettazioni con le associazioni di volontariato, tramite l’adozione di
specifici protocolli che definiscano tutte le misure necessarie per assicurare la massima tutela e il supporto alle vittime.
Possibili integrazioni con strumenti di sostegno concreti quali ad esempio il Reddito di libertà qualora la vittima si trovi in condizioni di dipendenza economica dall’aggressore.
Collegamenti con numeri antiviolenza nazionali e regionali.
Il Numero Nazionale Antiviolenza Donna 1522 – È attivo 24 ore su 24 per tutti i giorni dell’anno ed accessibile dall’intero territorio nazionale. È attivo altresì il numero verde del servizio Filodiretto Psicologico Coronavirus 800197500, gestito
dall’Ordine degli Psicologi della Sardegna, insieme con le Associazioni Croce Rossa Italiana /Sezione Regionale.