Una protesta che va avanti da tempo quella di quasi 2 mila cittadini ingabbiati tra sbarre e transenne nelle strutture che permetteranno di arrivare al centro del paese con più semplicità. Il sindaco Gabriele Littera però rassicura: “Il sovrappasso è concluso, la firma dovrebbe avvenire i prossimi giorni, mentre, per l’ascensore, la ditta costruttrice ha trasmesso tutti i documenti tecnici che ci servono affinché il fururo direttore di esercizio possa visionarli”.
Un cantiere avviato 22 anni fa e per il quale, al momento, non è ancora giunta la parola fine: via i passaggi in mezzo alla ferrovia, troppi gli incidenti che hanno macchiato le rotaie di sangue, da un anno esatto i cancelli sono ben chiusi e, per veicoli e pedoni, sono stati messi a disposizione le vie alternative. Almeno in via Matteotti, quella che conduce alla stazione dei treni, mentre a circa 500 metri di distanza la situazione non si è ancora del tutto sbloccata. Un sottopasso è a disposizione, ma per i residenti che sulle gambe trascinano il tempo di decenni vissuti, poter utilizzare il sovrappasso, senza scale, e l’ascensore, sarebbe decisamente meglio. Lo chiedono a gran voce da mesi, riunioni e proteste si sono susseguite nel tempo, “ma sinora niente è cambiato se non che siamo invecchiati di un anno” spiega un residente. Non dovrebbe mancare, però, più molto tempo alla fine dei disagi, il sindaco, interpellato da Casteddu Online, ha spiegato a che punto sono le pratiche per lo sbocco delle strutture.
Quasi 2 mila abitanti, la maggior parte di loro sono over, che devono aggirare strade e ostacoli per arrivare al centro del paese: non per tutti è semplice, per questo motivo era stato introdotto il servizio taxi straordinario per permettere compere e visite al di là dei binari. “Piaceva questo strumento, purtroppo è stato interrotto da poco poiché è scaduto il contratto”. E intanto, chi proprio non ha mezzi o passaggi a disposizione e, tantomeno, la capacità fisica di percorrere lunghi tratti a piedi perché impossibilitato ad affrontare le scale, guarda il suo paese dalle sbarre, si riunisce con i suoi vicini in via Jugoslavia, oramai punto di ritrovo come la piazza principale del paese, per parlare, confrontarsi e sperare di essere nuovamente parte integrante di una comunità, tutta unita, nonostante la ferrovia divida in due il centro del Medio Campidano.












