Draghi vuole rivoluzionare l’anno scolastico. Il premier è stato chiaro, nel discorso fatto stamattina in Senato: “La Dad ha avuto problemi, soprattutto al Sud. Vanno recuperate le ore perse”. Il piano? Possibili rientri pomeridiani o l’allungamento delle lezioni sino alla fine di giugno. La decisione definitiva si saprà entro pochi giorni, per cercare di organizzare al meglio la didattica. Ma in Sardegna, dai docenti, arriva un coro prevalentemente contrario alle parole e alle ipotesi del nuovo premier. Per mesi i professori hanno dovuto barcamenarsi tra smartphone e computer, pur di garantire le lezioni a distanza in piena pandemia Covid. E, a detta loro, i risultati sono stati soddisfacenti. Quindi, perchè voler allungare la stagione? La battaglia, sul tema, si preannuncia quindi molto aspra.
Valerio Polito, in Sardegna da 21 anni, insegna all’Azuni di Pula: “Non sono d’accordo con le parole di Draghi, vuole forse dire che non abbiamo fatto nulla? Da precario mi sono anche dovuto attrezzare, pagando 40 euro al mese di internet perchè vivo in campagna e facendo tutto col cellulare, perchè non posso permettermi di avere un pc. Ho lavorato il triplo, sempre con lo stesso stipendio. Mi sento preso in giro”, tuona, “sembra che non abbiamo fatto nulla, invece non è così. I ragazzi si sono impegnati anche di più rispetto alle lezioni in presenza. La dirigenza scolastica ha fornito tablet e pc. Io, precario, non ho avuto nemmeno i 500 euro della carta docente o i trecento promessi dalla Azzolina. Sono un papà separato, ho tante spese tra mantenimento e affitto”.
Un altro prof è Claudio Ninna, 46enne di Guspini. Lavora in tre scuole: a Villaputzu, a Muravera e a Quartu: “La dad è comunque lezione, non mi sono grattato ma tutti i giorni sono stati uguali agli altri. Manca la socializzazione ma la scuola sta comunque funzionando”, sostiene. “Ovviamente lo stipendio è sempre stato lo stesso, con la didattica a distanza ci hanno chiesto di fare una cosa per la quale non siamo pagati e che non era prevista nel contratto di lavoro, se ben ricordo hanno aggiunto una postilla da quest’anno per l’emergenza del virus. Lavorare a giugno? Ok, ma i ragazzi come la prenderanno? Insegno anche all’Alberghiero, tenerli nelle classi sino al trenta giugno vuol dire fargli perdere due settimane di lavoro stagionale. La dad è stata stressante, non è come fare una diretta live sui social, devi essere preparato e sapere cosa dire”.










