Villamar – Trovato dagli archeologi, per la prima volta nell’ultimo decennio di ricerche, un frammento di Tannur: importanti scoperte riemergono dal sottosuolo dove, secoli fa, si cuoceva il pane nei forni in argilla. Si è appena conclusa la nuova campagna di scavi fortemente voluta dall’amministrazione comunale guidata dal sindaco Gianluca Atzeni e che, anno dopo anno, rispolvera l’antico passato. Non poche le difficoltà legate ai fondi che occorrono per finanziare i lavori, ma, nonostante ciò, con impegno e sacrificio, il Comune estrapola dalle proprie risorse la somma necessaria affinché il sito archeologico non chiuda i battenti. Quest’anno il bottino è stato più che soddisfacente e a darne notizia sono proprio gli addetti ai lavori che, per quattro settimane, hanno intensamente lavorato per ricomporre il puzzle del tempo. “Possiamo attribuire una precisa identità culturale agli abitanti del sito di Villamar di cui stiamo indagando il sepolcreto? Difficile rispondere.
Per la prima volta nell’ultimo decennio di ricerche – spiegano gli studiosi di “Missione archeologica a Villamar – necropoli punica – abbiamo trovato in questi giorni un frammento di Tannur. Si tratta di forni di argilla o di terracotta di forma troncoconica, ornati esteriormente con delle caratteristiche impronte digitali realizzate a crudo, con la superficie interna lisciata su cui venivano schiacciate delle pagnotte per la cottura, secondo usanze, sapori e profumi ancora in uso nel Levante e in nord-Africa. In questi forni cucinavano il pane – e non solo – i primi gruppi fenici provenienti dall’attuale Libano meridionale stabilitisi in Sardegna. Questa pratica culinaria perdurò per secoli nell’isola, ed è attestata anche a Villamar. Oggetti come questo ci raccontano quindi delle attività e degli spazi domestici, delle ricette e delle vite delle famiglie di un tempo”.
Gli scavi riprenderanno la prossima stagione, in attesa di nuove scoperte è possibile consultare studi e ricostruzioni portate avanti sinora, come la ricostruzione facciale degli antichi abitanti. Grazie alle tecnologie usate, gli esperti sono infatti riusciti a elaborare i volti delle due donne seppellite nella necropoli punica in base ai resti rinvenuti. “Sono i nostri antenati e ci raccontano storie come quelle che viviamo e sentiamo tuttora: il lavoro, la famiglia, l’abbandono della propria terra d’origine”.










