di Paolo Rapeanu
L’ago cannula per iniettare la sostanza reagente per una Tac infilato nel punto sbagliato, cioè non dentro una vena, è costato a Saverio Papisca un’odissea da incubo, iniziata al Santissima Trinità e proseguita con un “tour della disperazione” in vari ospedali del Cagliaritano. “Gli infermieri non si sono fermati nemmeno davanti alle mie urla di dolore”, questa una delle parti più crude e forti raccontate dal 71enne di Sestu in esclusiva a Cagliari Online. “Li denuncerò e chiederò i danni”. E il suo caso, a quanto pare, non sarebbe l’unico. Ecco alcuni tra i commenti dei nostri lettori che raccontano di situazioni se non addirittura più gravi e dolorose, simili.
“Mi dispiace tantissimo! È successo qualcosa di simile anche a me. Mi hanno torturato per un’ora per trovare l’arteria per un emogas. Ha provato anche una dottoressa, niente, alla fine si sono arresi. Risultato: il polso tutto gonfio e nero x una settimana”, scrive Barbara Massa. Altra storia-denuncia, quella di Giovanna DI Iorio: “Stesso ospedale reparto Radiologia, anche io con noduli ai reni e al fegato, male per 3 giorni, febbre e braccio gonfio e nero. Pentita di non averli denunciati, ma ora farò certamente cattiva pubblicità, in modo da tutelare altre persone”. Un fatto simile a quello del 71enne sarebbe accaduto anche alla mamma di una nostra lettrice, Marta Pia: “Le hanno dovuto tagliare la fede a tronchesine”, e al marito di Isabella Cojana: “Purtroppo i tirocinanti imparano su di noi cavie da esperimenti! Vergogna!”. Gianna Mameli: “Anche a mio marito è successa la stessa cosa, il giorno dopo l’ho riportato in ospedale per fargli vedere come lo avevano conciato”. Dolori e grane anche per Rita Sanna: “È successo anche a me, in più doppia dose di contrasto e doppia Tac. Per una settimana non potevo fare nulla, il braccio era gonfio e nero”. Altra testimonianza, quella di Brubruna Meloni: “È successo anche a me col metodo di contrasto. Io a parte il dolore fortissimo non ho avuto conseguenze”.











