di Gianfranco Anedda– avvocato ed ex deputato
Dopo Galli della Loggia (Corsera -1/X) e Sallusti (Il Giornale – 2/X) anche Jacopo Norfo (castedduonline.it) ha scritto una nota sulla crisi del centro destra. Il primo ha definito la destra italiana “…incerta e senza visione..” Il secondo, con ricchezza di argomenti, ha dissentito su tale tesi. Per i nostro Norfo “la crisi dl centro destra a Cagliari è ormai conclamata. Personaggi fuori del tempo tentano di far politica ancorati a vecchi schemi…”. Mi astengo da commenti. Mi limito ad alcune notazioni. Per rinviare senza pretese su raffronti cari al Presidente Berlusconi osservo che anche le migliori squadre di calcio, formate con campioni, dopo una scorpacciata di vittorie o, talvolta, anche dopo una sola vittoria soffrono di un appannamento nel gioco e nelle idee.
La sindrome potrebbe aver colpito il centro destra. Tento d’individuarne le cause per indicare alcuni rimedi. Il centro destra soffre la mancanza di un leader: in Italia e ancora di più in Sardegna. Anche le migliori orchestre con i migliori concertisti senza un direttore non riescono a interpretare una sinfonia. Il vuoto di direzione politica ha risvegliato ambizioni, appetiti di cariche, borbottii per lamentati disconoscimenti personali. I disaccordi hanno disamorato una parte degli elettori che vogliono un partito granitico e coeso. Hanno allontanato personaggi di gran rilievo. Tale fuga, apparentemente silenziosa, ha provocato la mancanza d’ogni seria discussione interna. Lo sforzo che, per mandato del Presidente Berlusconi , pronto a scendere nuovamente in campo seppur con la necessaria prudenza, sta compiendo Parisi deve ottenere incoraggiamento, concreto aiuto ed insegnamento.
Parliamo della nostra Sardegna della quale noi, antichi sardi con tanti nuovi amici siamo innamorati. Parliamone per dire che non può essere l’Isola dei NO. Dinieghi che impediscono lo sviluppo e allontanano gli investitori seri per lasciare campo aperto agli affabulatori, ai venditori di merce avariata. Spesso il diniego per ogni novità è la scelta più semplice. Talvolta un diniego avrebbero impedito scelte sbagliate delle quali ancora oggi si piangono le conseguenze. Ma è ancora più vero che i dinieghi avrebbero impedito (altri tempi !) la costruzione della diga sul Tirso e, in epoca più recente, lo sbarramento sul Flumendosa oltre alle opere che hanno riscattato la nostra isola dall’endemica siccità. Opporsi ai dinieghi totalizzanti e indiscriminati non significa e non deve significare l’accettazione di ogni iniziativa e di ogni novità. Significa – ecco la capacità di governare – la necessità delle scelte. Di scelte economiche o di scelte politiche. Occorre che la classe dirigente si adoperi , anche con giovani nuovi alla politica fine a se stessa, per ritrovare e far ritrovare l’entusiasmo del 1994 che avviò i successi elettorali.













