L’estate 2023 è alle porte ma in Sardegna, ancora una volta, mancano camerieri e cuochi professionisti. Si va ad orecchio (sarebbe meglio dire a gomito, visto che tratta di far lavorare le braccia tra mestoli e piatti) e il risultato è quello che è: scadente. O quasi. Sui social fioccano gli sos da parte di ristoratori che cercano personale di sala, passando per i chioschi delle spiagge che sperano di ingrossare lo staff sino almeno ad ottobre e guai a scordarsi dei tanti hotel da Cagliari a Olbia: “Non c’è formazione. Non si trovano caposala, maitre, secondi cuochi, e parliamo di qualifiche rilevanti”, afferma Fausto Mura, presidente di Federalberghi sud Sardegna. “Troviamo solo dilettanti, ragazzi che pensano a intascarsi i soldi della stagione e non sanno manco come si scrive ‘mise en place’ o non conoscono la differenza tra un servizio alla francese e uno alla russa”. Vale a dire disporre in un certo modo piatti, bicchieri, forchette, coltelli, tovaglioli e tovagliato vario. In un’Isola che vorrebbe vivere di turismo non va per niente bene. Gli stipendi sono comunque congrui, difficilmente si incassano meno di 1200 euro al mese e, più si sale di livello, più la busta paga diventa pesante: “Ma senza una preparazione adeguata non si va da nessuna parte. Tanti hotel sardi devono rinunciare al servizio in camera o in spiaggia e, se hanno più ristoranti, almeno uno devono tenerlo chiuso”.
E in parallelo c’è anche il discorso del reddito di cittadinanza, ormai sul viale del tramonto: “Serve più equilibrio, aiutiamo solo le persone che davvero non trovano un lavoro o hanno una pausa invernale anche di cinque mesi, proprio come capita a chi vive di turismo in Sardegna”. Fausto Mura poi torna a battere sul tasto delle competenze: “Negli istituti alberghieri abbiamo cucine attrezzate per fare 20 o trenta pasti, in un albergo se ne possono fare anche cinquecento o seicento al giorno. E, spesso, i ragazzi e ragazze che si presentano al banco hanno dei curriculum pieni di falsità, di esperienze mai fatte”.












