di Giovannino Deriu- Rifondazione Comunista
Pur meritorio ed apprezzabile l’articolo di legge dedicato alle Politiche di Genere e alla revisione del linguaggio amministrativo inserito nella Legge Regionale sulla semplificazione amministrativa, approvata dal Consiglio Regionale, rischia purtroppo di non essere, negli aspetti sostanziali, apprezzato e compreso in quanto sbagliato nei tempi e nei luoghi di approvazione.
La bontà dell’articolo è inserito infatti in uno scenario di vuoto assoluto di politiche di genere e quindi di politiche rivolte alle famiglie, le quali risultano inesistenti nell’agenda politica regionale.
A due anni e mezzo di governo regionale infatti non si è intravista alcuna azione positiva volta ad individuare i problemi prioritari delle donne, delle famiglie e delle persone e quindi nessuna adozione di strumenti ed interventi necessari per superarli.
Si parla ovviamente di misure sulle pari opportunità tese a colmare i divari di genere sul mercato del lavoro, a migliorare la conciliazione tra i tempi di vita e di lavoro, e più in generale dei servizi alla persona.
Non solo, purtroppo, anche le poche ed inadeguate politiche sociali, gestite dai Comuni, anche attraverso i PLUS (Piani Locali Unitari dei Servizi alla Persona, che oltretutto dovevano essere oggetto di grandi riforme legate a quella degli Enti Locali), registrano un totale decadimento e arretramento dovuti alla non curanza e alla scarsa considerazione delle persone siano esse donne, uomini, bambini, disabili, anziani. Non si può dire infatti che per questo governo regionale sia centrale la persona e i suoi bisogni. Centrali risultano invece i conti, le rendicontazioni dei Comuni e i tagli sui servizi (compresi i Centri Antiviolenza a rischio di chiusura). Troppo difficile risulta per la Regione dedicarsi a programmi e politiche sociali rivolti ai cittadini, che si vuole ricordare, in gran misura erogati da donne attraverso i servizi alla persona e che rappresenterebbero una grande ricaduta occupazionale e di grande elevazione sociale.
L’importante articolo di legge sul linguaggio di genere nelle istituzioni, quindi, avrebbe potuto dare un altissimo valore aggiunto ad uno scenario di politiche di genere diverso, mentre purtroppo, si registra un apprezzamento generale dagli addetti ai lavori e una non comprensione di gran parte delle persone. Tutto ciò denota, ancora una volta, l’enorme distanza e il divario, ormai incolmabile, tra i cittadini e un governo regionale incapace di intercettarne i bisogni.
Un’altra occasione persa per questo governo regionale.












