La telefonata, lei che è seguita al Brotzu “da sedici anni”, sarebbe dovuta essere poco più di una formalità. Nuova visita urologica per i calcoli e le relative coliche renali che non le danno pace, possibilmente a breve. E, invece, dal 2019 una settantaduenne di Sestu, Sara Lussu, attende di poter essere controllata dai medici. E, prima di un anno e mezzo, non sarà possibile: “Per due anni il Covid ha bloccato tutte le visite urologiche. Meno di un mese fa ho chiamato il Cup e sono rimasta sconvolta: il primo spazio disponibile, sempre al Brotzu, è nel 2023, a novembre. Quando l’operatrice mi ha comunicato la data ho sperato di avere capito male. Ma no, non era novembre 2022, era novembre 2023”. Tra diciassette mesi esatti, giorno più giorno meno. Prima, gratis, non c’è niente. A pagamento, invece, sì: “È quello che mi ha detto l’operatrice, se ho fretta posso andare da un medico privato”. E pagare, ovviamente: “Mi sono informata, dovrei spendere almeno duecento euro. È una cifra alta, anche per me che ho la pensione di reversibilità di mio marito di 1500 euro”.
Sì, perché poi ci sono anche le altre medicine, più le bollette e la spesa da fare. Soldi su soldi che partono e non tornano più. E, inoltre, la 72enne ne fa anche un discorso di logica: “Sono sempre stata seguita al Brotzu, lì mi hanno fatto tutti gli interventi, hanno anche eseguito un bombardamento, anni fa, per eliminarmi i calcoli”. Che, però, sono presto ricomparsi: “La colica arriva all’improvviso ed è dolorosissima. Non so come fare, mi è stato suggerito di farmi fare, dal medico di famiglia, una ricetta dove c’è scritto che la visita dev’essere effettuata con urgenza. Ma, anche in quel caso, se non ci sono posti al Brotzu prima di un anno e mezzo, dove mai potrei finire?”.











