Regna sempre più il caos nella sanità sarda: la riforma approvata dalla maggioranza regionale guidata da Francesco Pigliaru continua a provocare malumori a catena. Il 12 dicembre centinaia di medici si sono già dati appuntamento sotto l’assessorato regionale della Sanità in via Roma, al grido di “senza di noi, la gente si può curare solo con i miracoli”. E, nel frattempo, sindacati e centrodestra tuonano, all’unisono, contro la rivoluzione fatta negli ospedali isolani.
“Sparizioni e accorpamenti di reparti, non si capisce più chi e cosa deve fare qualcosa. Gli operatori sono disorientati”, spiega Paolo Cugliara, segretario provinciale Fials, “c’è talmente tanto caos che non si capisce più nulla, i medici hanno quasi il terrore di entrare in servizio. Non gli pagano più i festivi e gli straordinari, non abbiamo un’azienda sanitaria che ci tuteli. L’attuale classe politica è incapace di far marciare bene un settore fondamentale quale la sanità”.
“Meno male che, secondo l’assessore, non era vero”. Così Ugo Cappellacci, coordinatore regionale di Forza Italia, ribadisce la denuncia sui disagi provocati dal blocco dei reparti di Medicina del “Brotzu”, aggravata dalla mancata programmazione delle misure per fronteggiare la situazione. “La stampa regionale conferma giorno per giorno quanto abbiamo denunciato nelle scorse settimane e addirittura vengono riportati in dettaglio i problemi relativi alla mancanza di comunicazione alle strutture verso le quali vengono deviati i pazienti. Tutto questo avviene in un quadro fuori controllo che dimostra come il “riordino” voluto dalla Giunta regionale e dai ‘vicerè’ della Sanità ‘più piemontese che sarda’ è un guazzabuglio quotidiano. Ora l’assessore tenterà come suo solito il ridicolo giochetto di scaricare su chi c’era prima, ma dopo quattro anni di riscaldamento della poltrona e di finte riforme pasticciate, il suo alibi fasullo non è credibile. Le sue parole sono state, ancora una volta, smentite dai fatti. L’unica cosa che può fare – conclude Cappellacci- è rassegnare le dimissioni”.











