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Sanità in Sardegna, l’allarme dei pensionati: “Rischiamo di morire di fame per curarci”

di Ennio Neri
28 Agosto 2024
in sardegna, zapertura

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Sanità in Sardegna, l’allarme dei pensionati: “Rischiamo di morire di fame per curarci”

“Sono numerose criticità della Sanità convenzionata: non si può più rinviare ulteriormente”, accusa Sorgia. Il riferimento va alla sentenza della Corte Costituzionale del luglio scorso secondo cui, per la prima volta dopo ben 12 anni, ossia dal 2012 la Regione Sardegna può aumentare le risorse per la Specialistica ambulatoriale “ad oggi insufficienti per soddisfare il reale fabbisogno della popolazione sarda. Basti pensare che molte strutture accreditate, accettano pazienti esenti sia per patologie che per reddito fino al dieci di ogni mese, oppure raggiungono il budget annuale assegnato già nel mese di maggio. In tutto questo a rimetterci è il cittadino sardo che per curarsi deve pagare interamente”. Il consigliere del gruppo misto riporta un episodio che si è verificato nel mese di dicembre in un laboratorio analisi che non accettava più pazienti in convenzione per aver terminato il budget: “Un signore di circa 75 anni, paziente storico, ferma il responsabile del laboratorio, dicendogli con molta umiltà che se avesse pagato gli esami, avendo una pensione minima di circa 500 euro al mese sarebbe morto di fame e se non li avesse fatti, perché non era in grado di pagarli, sarebbe morto di salute non potendosi curare; tutto questo oggi non dovrebbe accadere”.
La stessa “ARES”, aggiunge, “intima alle strutture accreditate di non fare extrabudget perché i fondi non sono adeguati, quindi finito il budget il budget il paziente deve pagare interamente, inoltre, allo stato attuale ci sono anche diversi trattamenti tra le branche specialistiche. Basti pensare che ci sono strutture come le case di cura a cui viene pagato interamente l’extrabudget, altre a cui viene imposto la decurtazione del 40 per cento e pagato il 60 per cento, mentre ad altre a cui viene pagato soltanto l’otto per cento perché hanno budget “piccoli” e il sistema attuale ha fatto in modo di cristallizzare il budget in favore delle strutture con grandi budget.

 

 

 

 

Infine, è doveroso precisare che, le strutture accreditate forniscono un servizio pubblico, d’ausilio alle strutture ospedaliere e, dovrebbero essere trattati allo stesso modo e non discriminate. Se attualmente nel 2023, tra i fondi stanziati dalla regione di circa sessantadue milioni di euro, e i reali fatturati delle strutture accreditate, comprensivi di extrabudget, di circa settantadue milioni di euro, c’è una differenza di circa dodici milioni, significa che la somma stanziata è ben lontana dal reale fabbisogno che ammonterebbe a circa settantacinque milioni di euro se tutte le strutture non interrompessero il servizio esauriti i budget, proprio per questi motivi le somme stanziate dovrebbero essere riviste annualmente e non con un piano triennale.  Sorgia afferma che ad oggi le strutture convenzionate sono ancora senza contratto per il 2024, nonostante siano passati 2 terzi dell’anno ad oggi non sanno a quanto corrisponda il budget assegnato, stanno lavorando con la proroga di quelli del 2023; anche l’Ares sta ancora aspettando la revisione della delibera 5/43 del 23/02/2024 della Giunta precedente”.

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