I dati di giugno avevano fatto gridare allo scandalo mentre quelli nuovi, risalenti al periodo dal 4 al 7 ottobre, dunque con il piano dello stop alle visite in intramoenia dell’ex assessore regionale della Sanità Mario Nieddu già realtà, sono ancora preoccupanti. I documenti ufficiali della direzione generale della sanità sarda sono lì, freddi e reali. C’è un miglioramento per quanto riguarda le visite o gli interventi ai quali sottoporsi entro dieci giorni, il disastro è ancora bello presente per le prestazioni differibili, cioè visite da eseguire entro 30 giorni, sessanta per accertamenti diagnostici. Nel report che va dal 3 al 7 ottobre, l’ultimo disponibile, i tempi di attesa sono i seguenti: 11 giorni per una prima visita cardiologica, 138 per quella vascolare, si sfiorano i quattro mesi di attesa per un controllo oculistico e si scavallano agilmente i centoventi giorni per varcare per la prima volta uno dei reparti della dermatologia. Sulle risonanze magnetiche c’è, purtroppo, da mettersi comodi: centotrenta giorni per quella all’encefalo, per la colonna vertebrale va pure peggio, 143. Una esofagogastroduodenoscopia si può fare solo dopo aver superato abbondantemente i cinque mesi e mezzo, un semplice elettrocardiogramma viene concesso dopo una media di 109 giorni di attesa e, ancora, per una spirometria globale servono 142 giorni.
Un triste valzer delle attese ancora realtà, ed è difficile che negli ultimi due mesi le liste d’attesa siano state totalmente estinte. Il nuovo assessore regionale della Sanità Carlo Doria ha detto di voler puntare sugli specializzandi in supporto dei medici, ancora insufficienti, in corsia, e vede di buon occhio la costruzione di 4 nuovi ospedali nell’Isola. La domanda che tutti i sardi si pongono è solo una: basterà per dire addio a liste d’attesa choc?