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Il tempo sembra scorrere tutto uguale e senza emozioni, nell’appartamento al primo piano del “buio” palazzo Bodano dove vive Salvatore Ligas, ex muratore di ottantuno anni. Dopo aver trascorso gran parte della sua vita tra mattoni e cazzuole, si trova a vivere l’ultima parte dell’esistenza tra medici, dolori e disagi. “Sono disabile al cento per cento”, spiega. La ragione? Un’ischemia che l’ha colpito qualche anno fa. In casa non c’è la moglie, “è caduta dalle scale del palazzo, si trova all’ospedale”. Proprio quei gradini con la gomma spaccata e semi distrutti che lui, Ligas, riesce a scendere “a fatica, mettendoci almeno mezz’ora”, tre volte alla settimana, “quando vengono a prendermi per accompagnarmi a seguire la terapia”. Sembra quasi una beffa: alla sua età, riesce a vedere il sole e a respirare all’aria aperta solo “grazie” ai suoi tanti acciacchi. “Quando ci hanno fatto venire a vivere qui nel palazzo ci hanno come portato alla guerra, ventotto anni fa non era nemmeno finito. Area qui non ci ha mai messo mano, eppure tutte le case sono di sua proprietà”.
“Vivere così è impossibile”, osserva, sconsolato, l’ottantunenne. “Ogni mese devo pagare un affitto di quarantotto euro”, una delle tariffe “classiche” per chi vive in un alloggio popolare. Salvatore Ligas, però, confessa che “ne pagherei anche sessanta, settanta, basta che però mi facciano vivere bene”. Cioè, senza essere costretto a guardare il sole da dietro una finestra.