Mangiare sano diventa una questione per ricchi, o quasi. I prezzi a Cagliari sono aumentati, rispetto agli anni scorsi, e si nota anche al cambio di stagione tra estate e autunno. Anche su cibi pregiati e, ancora prima, sani, come la frutta e la verdura. Non solo pesce, carne e i surgelati hanno avuto ritocchi belli corposi, adesso anche alimenti coltivati nella stessa Sardegna, cioè con i costi di trasporto nettamente abbattuti rispetto a frutti spagnoli, greci o portoghesi. Un chilo di uva? Buca anche i tre euro al chilo, e non è mica poco se si pensa che tolti gli acini rimangono i rami, che fanno peso. Pere e succose clementine arrivano a quota quattro euro, ed è impossibile trovare un chilo di patate che costi, di listino e senza sconti, meno di due euro. È periodo di caki mela, tre euro al chilo oppure il sacchetto resta vuoto. E le susine sarde, per esempio quelle prodotte a Uta, nemmeno nel centro o nord Sardegna? Tre euro e venti centesimi al chilo, prendere (cioè pagare) o lasciare. Con tanti saluti a eventuali diete o percorsi gastronomici all’insegna della salute. I prezzi esposti sono al mercato civico di San Benedetto, il principale di tutta Cagliari.
Il risparmio minimo si nota nei market, ma nemmeno in tutti. O frutta e verdura sono in offerta oppure si tratta davvero di oscillazioni di pochi centesimi, che non salvano certamente una famiglia monoreddito o con due redditi, figurarsi un single. Infine, a differenza di altri prodotti, anche confezionati, è un’impresa dopo una certa ora girare nei supermercati e trovare frutta e verdura con sconti del 20 o trenta per cento. La giornata termina e, se i prodotti sono maturi o risultano invendibili, vanno al macero.









