Potrebbe riaprirsi a breve, e sarebbe clamoroso, il caso sulla scomparsa di Roberta Ragusa. È stata fissata infatti al prossimo 5 dicembre l’udienza sull’istanza di revisione della sentenza di condanna presentata dai legali di Antonio Logli, il marito di Roberta.
Roberta Ragusa sparì nel nulla la notte tra il 13 e il 14 gennaio 2012 dalla sua casa di Gello di San Giuliano Terme, vicino a Pisa. Il suo corpo, nonostante le numerosissime ricerche, non è mai stato ritrovato e sebbene siano passati quasi 11 anni sono ancora molti i punti oscuri della vicenda.
La Corte di Cassazione ha già indicato Antonio Logli come unico responsabile dell’omicidio e dell’occultamento del cadavere della moglie e lo ha condannato a 20 anni di carcere. L’uomo però si è sempre detto innocente e nei mesi scorsi la difesa di Logli ha annunciato la decisione di voler presentare un’istanza di revisione del processo sulla base di nuovi elementi. Si parla di un “nuovo testimone chiave capace di mettere in discussione l’intero impianto accusatorio” e quindi “in grado di rovesciare la condanna di Logli” e di alcuni elementi interessanti rinvenuti in seguito ad un sopralluogo nella soffitta di casa.
All’epoca della scomparsa Roberta aveva 45 anni, due figli e un matrimonio in crisi. In quella notte di gennaio, si sarebbe allontanata con indosso soltanto un pigiama nonostante i 6 gradi sotto zero registrati a San Giuliano Terme, dove abitava. Questo secondo quanto raccontato alle forze dell’ordine dal marito Antonio Logli, spalleggiato dai figli, ormai più che maggiorenni. La tesi avanzata dalla famiglia è che Roberta possa essersi allontanata volontariamente, facendo perdere le proprie tracce. La stessa tesi che Logli ha raccontato agli agenti subito dopo la scomparsa: di essere cioè sicuro che la moglie fosse da qualche parte in stato confusionale e che quella condizione potesse essere stata favorita da una caduta accidentale dalle scale subita qualche giorno prima.
La mattina del 14 gennaio, Logli si presenta in caserma per denunciare la scomparsa della moglie Roberta. Alle forze dell’ordine racconta di averla vista per l’ultima volta la sera prima, quando già in pigiama si era seduta al tavolo per fare la lista della spesa. La mattina dopo, al suo risveglio, di lei nessuna traccia.
Si inizia subito a indagare sulla caduta segnalata da Logli. A confermare la teoria è un’amica di Roberta, che ha detto di esserne stata informata proprio dalla donna. Secondo la testimone, Roberta Ragusa aveva effettuato anche degli accertamenti medici dopo la caduta per scongiurare eventuali traumi. La testimonianza di Logli viene quindi ritenuta non affidabile e l’uomo inizia a mostrarsi molto agitato. Ma sono le sue azioni successive ad apparire più che mai sospette. Pochi giorni dopo la denuncia, l’uomo porta via la sua auto, sottraendola al controllo dei cani molecolari e giustificando l’azione con un guasto importante da riparare quanto prima. Logli chiede inoltre a Sara Calzolaio, baby-sitter dei suoi figli e dipendente della scuola guida di famiglia, di cancellare le e-mail che si sono scambiati e di buttare via il cellulare. Proprio seguendo questa pista gli investigatori hanno individuato le prime crepe nel rapporto tra lui e Roberta Ragusa: Logli e Calzolaio, infatti, avevano intrapreso da tempo una relazione extraconiugale.
Roberta Ragusa aveva sposato Antonio Logli a 28 anni e da allora la loro relazione era stata caratterizzata da alti e bassi. Lui aveva stretto un legame sempre più importante con Sara Calzolaio, la baby sitter. Secondo l’accusa, quel rapporto si era poi trasformato in una relazione extraconiugale che Calzolaio avrebbe voluto vivere alla luce del sole. Roberta ne scriveva spesso nel suo diario segreto, reso pubblico quattro anni dopo la sua scomparsa.
La svolta arriva quando la Procura acquisisce la testimonianza di due persone, un giostraio e sua moglie, che la notte del 14 gennaio si trovavano in via Gigli, all’uscita dai campi della famiglia Logli. I due raccontano agli inquirenti di aver visto un uomo somigliante a Logli trascinare in auto, contro la sua volontà, una donna con indosso un pigiama rosa. La descrizione dell’auto corrisponderebbe a quella dell’uomo e anche la dinamica della fuga viene definita verosimile immaginando che la 45enne abbia tentato di scappare attraverso i campi di famiglia.
Altro nodo importante non ancora sciolto è il ritrovamento del cadavere. La Procura è convinta che si tratti di omicidio ed è sicura che Roberta stesse fuggendo da un’aggressione avvenuta tra le mura domestiche. La tesi dell’accusa è che Logli abbia ucciso la moglie e si sia poi disfatto del corpo.
Nel 2016 Antonio Logli è il protagonista del processo e per lui la richiesta di pena è di 30 anni per omicidio e occultamento di cadavere. Gli anni diventano 20 nella condanna di primo grado e la sentenza resta poi confermata in Cassazione.
Ora, quasi 11 anni dopo la scomparsa di Roberta, c’è una nuova ipotesi su come possano essere andati i fatti. La 45enne potrebbe essere fuggita all’estero? Alla base di questa teoria ci sarebbe una pagina di diario della stessa Roberta Ragusa che testimonierebbe la sua volontà di cambiare vita. La tesi dell’allontanamento volontario è sostenuta anche dai figli di Ragusa, certi dell’innocenza del padre. Per nulla convinto, invece, l’avvocato Nicodemo Gentile che ha rappresentato la parte civile a nome dell’associazione Penelope. “Che Logli sia colpevole lo dice la giustizia italiana – ha dichiarato al quotidiano La Nazione – la vicenda di Roberta deve portare molte donne vittime di violenza psicologica a denunciare la loro situazione”.
Tra qualche giorno sapremo se il caso di Roberta Ragusa sarà riaperto oppure no.
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