Riabilitazione, cure a rischio per 4 mila pazienti in Sardegna

Bloccate le attività da marzo. I centri riabilitativi: “Il danno economico che stiamo subendo non supportati dalle entrate per la mancata erogazione delle prestazioni, se non affrontato tempestivamente condurrà alla impossibilità di riaprire le attività, con le naturali disastrose conseguenze per i pazienti ed i lavoratori “


Per le ultime notizie entra nel nostro canale Whatsapp

Riabilitazione, cure a rischio per 4 mila pazienti in Sardegna. Un documento di protesta è stato diffuso dai Centri Riabilitativi Sardi.
A una situazione d’incertezza sul destino dei Centri non appena finirà l’emergenza Covid-19, se ne è aggiunta un’altra legata alla sospensione dei servizi erogati dai centri diurni, ambulatoriali e domiciliari che danno assistenza a circa 4 mila pazienti con diverse patologie fisiche e psichiche nella fascia d’età compresa tra 2 e 70 anni, assistiti da 2 mila e 500 operatori.
Infatti, per ottemperare alle disposizioni nazionali adottate per ragioni di sicurezza, tutti quei Centri, hanno sospeso la loro attività dal 9 marzo 2020.
Per porre rimedio a questa sospensione obbligatoria, nel Decreto Cura Italia sono stati inseriti due articoli, in cui si dà mandato alle Pubbliche Amministrazioni regionali di adottare dei provvedimenti per compensare lo stato di crisi conseguente alla chiusura forzata e si chiede ai Centri di riabilitazione di provare a proporre delle attività riabilitative “alternative”.
Nei vari Centri abbiamo provveduto ad adottare, dove possibile, misure di sostegno ai pazienti ed ai loro familiari alternative alla prestazione tradizionale; ma del provvedimento regionale che avrebbe dovuto essere emanato in accompagnamento alla nostra iniziativa invece non c’è traccia
Il 31 marzo 2020 è stata indetta una riunione in videoconferenza coordinata dal Direttore del Servizio promozione e governo delle reti di cure, a cui hanno preso parte diversi Funzionari regionali dell’Assessorato Sanità e Politiche Sociali, i Funzionari ATS responsabili dell’Area Committenza e contratti e di altri Uffici competenti, ed i Referenti dei principali Erogatori della riabilitazione privata della Sardegna,
La riunione che aveva per oggetto proprio l’analisi e le possibili modalità d’applicazione degli articolo del Decreto Cura Italia, sentiti tutti gli attori coinvolti, si chiuse con il rimando all’adozione entro brevissimo termine, stante il danno economico e le possibili conseguenze negative evidenziate dagli Erogatori, di un provvedimento da parte della Regione che regolamentasse la fattispecie in oggetto e consentisse all’ATS di avere un riferimento normativo per procedere al pagamento del c.d. “vuoto per pieno” previsto dalla normativa nazionale e/o di cooprogettare, attraverso gli organismi a ciò deputati nei servizi sanitari territoriali in sintonia con i Centri privati, attività alternative alla prestazione normalmente erogata.
Ma a oggi, nonostante diversi solleciti e una nota congiunta inviata dai Centri di riabilitazione sardi (che si allega per conoscenza), nessun provvedimento è stato adottato o sembrerebbe in procinto di essere esaminato, né tantomeno è stata data una qualsiasi informazione o risposta a quanto richiesto.
Il danno economico che stiamo subendo, a causa dei costi fissi sostenuti in questo periodo (quali quelli per il personale non collocabile in Cassa integrazione, gli affitti, le utenze, l’acquisto dei DPI necessari per erogare le prestazioni non appena si potrà riprendere il servizio etc.) non supportati dalle entrate per la mancata erogazione delle prestazioni, se non affrontato tempestivamente condurrà alla impossibilità di riaprire le attività alla fine dell’emergenza per la situazione debitoria creatasi, con le naturali disastrose conseguenze per i pazienti che non avranno più alcun servizio a cui fare riferimento ed i lavoratori che perderanno il loro posto di lavoro.
Come Erogatori abbiamo sperato che questo problema potesse essere affrontato nelle opportune sedi istituzionali, e potesse essere adottato quanto prima un provvedimento che avrebbe già la sua base normativa nel Decreto del 17 marzo 2020 e la sua copertura finanziaria nei contratti già in essere tra l’ATS e gli erogatori privati senza che debba essere destinata alcuna nuova risorsa economica o ne debba essere distolta alcuna da altri servizi.
Capiamo perfettamente che in questo momento in sanità si stiano affrontando diversi problemi di enorme rilevanza e abbiamo atteso pazientemente che venisse affrontato anche il nostro; sappiamo per certo, e ne siamo stati anche testimoni diretti, che non si è certo bloccata l’attività ordinaria dell’Assessorato Sanità con l’emanazione di provvedimenti non concernenti solo la gestione dell’emergenza Covid-19; e per questo non capiamo il motivo per il quale non si è dato corso a quanto concordato nella riunione del 31 marzo, ma soprattutto non capiamo perché ignorare totalmente le nostre istanze scritte e non dare una risposta che ci consenta di capire ed organizzare il nostro futuro, quello dei nostri pazienti e quello dei nostri dipendenti, cioè tutti coloro che da questo silenzio assordante saranno direttamente colpiti e spazzati via.


In questo articolo: