Di Nanni Boi
Sono quattro le notizie racchiuse nell’esonero di Rastelli ufficializzato dal Cagliari nel sito. La prima è appunto quella che già da domenica prossima con la Lazio in panchina non ci sarà più il mister di Torre del Greco che viene sollevato dall’incarico dopo 88 partite in due anni a spiccioli. La seconda è che dopo tante critiche e un rapporto non certo idilliaco con Farias e con qualche giocatore scontento perché giocava poco (come sempre succede dappertutto), Rastelli paga paradossalmente per una mossa non sua, cioè quella di farsi imporre il diktat della società di schierare nella formazione titolare contro il Genoa l’olandese Van der Wiel. Scelta assurda perché l’olandese non aveva neanche un’amichevole di allenamento sulle gambe dopo una lunga inattività (peggio per il tecnico che non ha saputo tenere la schiena dritta si dirà). La terza notizia i lettori di questo giornale la conoscono già da un po’, e cioè che Giulini sceglie non in base alla competenza (né sua, ammesso che ne abbia, né del diesse Rossi che a questo punto è forse la delusione più grande della stagione) ma in base ai consigli interessati di Moggi, come prova la scelta del sostituto che sarà con ogni probabilità Massimo Oddo. Il quale, a parte la vicinanza con la Gea (la società gestita dal figlio di Luciano Moggi, Alessandro) sin dai tempi in cui era calciatore, ha un curriculum in serie A freschissimo e quantomeno risibile come allenatore. Ha guidato infatti l’anno scorso il Pescara per 24 partite ottenendo lo straccio di una sola vittoria, 6 pareggi e ben 17 sconfitte, alla fantastica media punti di 0,53 a partita (addirittura Zeman a retrocessione ormai ottenuta ha saputo far meglio). Ma la barzelletta è un’altra: quell’unica vittoria è stata ottenuta a tavolino, quindi finora è proprio il caso di dire che l’ex nazionale campione del mondo nel 2006, da allenatore in serie A non ha mai vinto nulla. E vien da sorridere se si pensa che Giulini non diede una chance a Gianluca Festa che nella pur disgraziata annata di Zeman e Zola, chiuse con una media punti di 1.86 vincendo quattro partite sulle sette giocate con una squadra di morti, calcisticamente parlando. Nei giorni scorsi era trapelato il nome di Iachini, onesto lavoratore della panchina che in A ci è stato sei anni alla guida di Chievo, Brescia, Siena, Palermo, e Udinese. Ma a ben vedere la sua media di 1 punto esatto a partita (122 in 122 gare) è inferiore di quella ottenuta da Rastelli (1.15 con 53 punti in 46 gare). Giulini sarebbe poi scappato dal sondaggio con Delio Rossi, attualmente alla guida del Levski in Bulgaria per le alte pretese di ingaggio. Rossi ha un curriculum più ricco avendo allenato per quattro anni a Roma la Lazio (e vinto una coppa Italia) oltre ad aver guidato in A Lecce, Atalanta, Palermo, Fiorentina, Sampdoria e Bologna. Il profilo di Ballardini (227 punti in A in 187 partite alla media di 1.21 a partita), non è mai stato preso in considerazione per non rievocare il periodo di Cellino, con cui i rapporti non sono rimasti di certo amichevoli. La scelta interna proponeva Beretta (media 1.02 con 192 punti in 188 gare di A alla guida di Chievo, Siena, Parma, Lecce, Brescia e Cesena), mentre l’estrema ratio è (o era) rappresentata da Canzi, storico collaboratore dello stesso Beretta dai tempi del Lecce. Ma qui veramente saremmo al limite di ogni ragionevole comprensione visto che il tecnico lombardo della Primavera può vantare nel suo cv solo una retrocessione con la stessa Primavera l’anno scorso. Con lui Legrottaglie, arrivato dopo la sosta di Natale a inizio 2017, e chissà perché presentato come una richiesta di Rastelli quando invece il mittente che lo mandava era sempre il solito.












