È stato condannato per i reati di sequestro di persona e tentata estorsione il diciottenne di Cagliari che, a gennaio, aveva puntato alla testa di un minorenne una pistola, solo dopo rivelatasi giocattolo, minacciandolo e tentando di estorcergli duemila euro. Il giudice Roberto Cau ha accolto in pieno le richieste fatte dal pm: tre anni, frutto dello sconto di un terzo della pena vista la scelta del rito abbreviato. È stata anche accolta la perizia psichiatrica con la quale si è dimostrata la parziale incapacità di intendere e volere dell’aguzzino del ragazzino. Entro 90 giorni saranno disponibili le motivazioni della sentenza. La vittima era stata ascoltata dalla polizia, ricostruendo minuziosamente i fatti: era stato convinto a entrare nell’appartamento del 18enne da una sua compagna di classe, minorenne, che si era finta la cugina. Lui gli disse di essere ai domiciliari, arrivando a puntargli alla testa una pistola perchè avrebbe chiamato la polizia. Il minorenne, per scappare, aveva promesso di portare al suo aguzzino duemila euro e solo dopo intervento e perquisizioni reali della polizia era emerso che si trattasse di un’arma giocattolo (QUI la notizia completa data da Casteddu Online con ulteriori dettagli”.
“Quando avremo le motivazioni del giudice decideremo se ricorrere in appello o meno. Se non lo faremo, valuteremo la richiesta di una misura alternativa come l’affidamento ai servizi sociali o i domiciliari”, spiega, a sentenza pronunciata, la legale del 18enne, Monica Dedoni. Difficilissimo che il suo assistito varchi l’ingresso del carcere di Uta: “Con 8 mesi di libertà vigilata già passati, la pena residua sarà di due anni e due mesi. Rimarco che è stato accolto il nostro ricorso, supportato da una perizia, del vizio parziale di mente”. Il diciottenne è stato anche condannato al pagamento di 10mila euro alla famiglia del minorenne: “La nostra richiesta iniziale era di quindicimila”, precisa l’avvocatessa Francesca Foddie. “È stata confermata la pericolosità sociale del condannato, in una situazione standard, normale, sarebbe stato possibile disporre la detenzione in carcere”. Non soddisfatta la mamma del minorenne: “Per ciò che ha fatto, l’aguzzino di mio figlio sarebbe già dovuto essere dietro le sbarre, invece non ci andrà. Ora, però, vogliamo cercare di dimenticare questo incubo e riprendere a vivere, appieno e in tranquillità, le nostre vite”. Una speranza, tuttavia, solo “parziale”: presto, infatti, si saprà se sarà richiesto il rinvio a giudizio per i due minorenni, complici del 18enne, che hanno teso il tranello.











