di Tiziana Mori
Scontro a Quartucciu sulle luminarie fantasma. I consiglieri di minoranza del gruppo consiliare “Quartucciu Riparte” tengono a precisare che si tratta di “decisione della sola maggioranza” Infatti durante l’ultima seduta del Consiglio comunale i consiglieri Paolucci e Vacca hanno affermato di “aver ritenuto doveroso astenerci dal votare favorevolmente la proposta di deliberazione relativa alla variazione di bilancio che non prevedeva nessun tipo di stanziamento per luminarie o addobbi natalizi. Siamo certamente consapevoli che la realizzazione dell’ampliamento del cimitero rappresenti una priorità per la nostra comunità, tanto che, come abbiamo avuto modo di specificare, abbiamo consentito alla maggioranza di raggiungere il numero legale per l’approvazione del suddetto ampliamento. Ma siamo, altrettanto, consapevoli che una città al buio nel periodo natalizio è inaccettabile per il grave danno all’immagine che arreca alle attività produttive nel periodo più proficuo dell’anno. A nulla valgano gli sforzi e l’impegno portati avanti dagli assessorati alla Cultura e alle Attività Produttive che in questi mesi hanno programmato apprezzabili iniziative con l’intento di ridare vitalità a settori già fortemente lesi dalla crisi economica”.
Il gruppo di minoranza specifica inoltre che ciò che dato che il Natale è la ricorrenza cristiana che celebra la nascita di Gesù, “è festa e rinascita”, e che pertanto le luminarie “non possono essere considerate solo un’esasperazione del materialismo commerciale del Natale, ma rappresentano simbolicamente una nuova speranza che si accende, la luce appunto”. Concludono i due consiglieri sottolineando che “aver coinvolto i commercianti a pochi giorni dalle festività, come auspicato dall’assessore nell’articolo del quotidiano locale Unione Sarda, sembra quanto mai tardivo e soprattutto ha il gusto amaro di un ripiego frettoloso. Mentre le cittadine limitrofe si illuminano di colori e musica, la maggioranza ha spento il nostro Natale trasformando il nostro paese in un cimitero”.











