1500 euro di tasse all’anno per un terreno edificabile solo sulla carta ma che, di fatto, può essere utilizzato per “coltivare patate”. La proprietaria Nina Mulas, 69 anni: “Paradossalmente non posso rivenderlo come terreno agricolo poiché l’agenzia delle entrate mi contesterebbe il prezzo. Io non posso versare tutti quei soldi per una rendita economica che assolutamente non ho, vivo con la mia pensione sociale e ritengo sia un’ingiustizia quanto stia accadendo”. In supporto di Sulas si schiera la minoranza “Quartucciu nel cuore” e il gruppo “Misto”: “Rivalutare il loro valore con riferimento a quello commerciale attuale è un dovere, anche morale, per l’Amministrazione, ben consapevole della situazione urbanistica di stallo in cui versa il territorio”. La vicenda ha inizio nel 1984 quando la famiglia Sulas decide di comprare un terreno, allora agricolo, nel comparto “Sa Mallora”. Un’area che sarebbe dovuta diventare edificabile, “dove mio padre sognava di costruire una casa in stile campidanese per la nostra famiglia, con un bel cortile e abbandonare l’appartamento popolare dove abitavamo e dove ancora abito io” spiega Sulas. Alla fine degli anni’90 il terreno ha cambiato denominazione, è passato da agricolo in fascia C ma solo sulla carta: di fatto è un terreno agricolo, poiché non edificabile, e che, purtroppo, ha “ottenuto” la rendita catastale per un importo di 1500 euro da versare annualmente. “Io non posso permettermi una spesa così elevata, vivo con 500 euro al mese e anche se avessi un’entrata più cospicua non sarebbe giusto che versassi quella somma per un valore che non ha. Dal 2013 è iniziato il conteggio delle cartelle da saldare, ho chiesto in vari uffici delucidazioni ma la soluzione che mi è stata proposta è quella di rateizzare la somma dovuta. Al funzionario del Comune, gli ho proposto che ero disposta a cedere il terreno, purché mi lasciassero in pace, e mi rispose che potevo farlo ma che comunque avrei dovuto pagare le cartelle arretrate. Io niente chiedo al Comune, ma di certo non posso riempire le loro casse perché non devo morire di fame per pagare questo tributo”. Paradossalmente il terreno non è possibile venderlo: ufficialmente l’area in questione, di 1300 metri quadrati, ha un valore di 140 mila euro e “chi è lo comprerebbe per questa cifra. Non posso però venderlo nemmeno come terreno agricolo altrimenti l’agenzia delle entrate mi chiederebbe il motivo per il quale il costo sia così irrisorio”. Insomma, un gran grattacapo per il quale, in supporto della signora Sulas e di tutti i cittadini che si trovano nella medesima situazione, scendono in campo i consiglieri di minoranza. “L’Amministrazione Comunale non può procrastinare ulteriormente sull’adeguamento del valore delle aree edificabili ai fini Imu. Ci sono ampie parti del nostro territorio potenzialmente edificabili ma che, presumibilmente, non lo saranno mai. Più volte abbiamo ribadito la necessità di intervenire sul valore delle aree inedificate, soprattutto per le aree ricadenti all’interno di piani attuativi non ancora realizzabili come la zona industriale e il Pru. Rivalutare il loro valore con riferimento a quello commerciale attuale è un dovere, anche morale, per l’Amministrazione, ben consapevole della situazione urbanistica di stallo in cui versa il territorio.
L’ultima deliberazione che definisce i valori risale al 2011. Dopo oltre dieci anni, come più volte sottolineato, è necessario dare risposte. Quando i cittadini ritengono di essere vessati per la corresponsione di tasse inique, non è mai di buon auspicio e soprattutto non è indicativo di una buona amministrazione. Si può e si deve intervenire, sempreché si abbia la volontà e il coraggio di assumersi le proprie responsabilità di fronte a una scelta. Una battaglia a cui noi teniamo che non smetteremo di combattere”.











