Hanno venduto i loro prodotti, usufruendo dei box e di tutta la struttura di piazza Dessì, dal primo luglio 2018 al trentuno dicembre 2020, senza versare un solo centesimo al Comune del canone di affidamento della gestione del mercato civico. E, dopo essere stati sconfitti undici mesi fa al Tar, adesso i 14 boxisti del mercato civico di Quartu hanno un mese di tempo per versare nelle casse del comune 130908 euro. Oggi è stato pubblicato l’avviso dell’ufficio delle Attività produttive, una stangata rivolta a tutti gli operatori. L’ordinanza dell’ingiunzione di pagamento firmata dalla dirigente Anna Maria Ravastini è chiara e perentoria: la società degli “Operatori mercato civico Sa Perda Mulla”, costituita da tutti gli operatori del mercato, ha un mese di tempo per pagare, o sul conto corrente postale dedicato o con un bonifico intestato al Comune, i centotrentamila euro. In caso contrario, scatterà subito il pugno duro, con l’amministrazione che “procederà all’esecuzione forzata a norma di legge” e “tutte le spese relative alla notifica degli atti di accertamento e dei successivi atti della procedura di recupero coattivo saranno poste a carico dei destinatari”. Insomma, le alternative sono due: pagare il debito o rischiare il pignoramento di beni e conti correnti. Una decisione, quella presa dal dirigente delle Attività produttive del Comune guidato dal sindaco Graziano Milia, messa nero su bianco.
La battaglia tra Comune e operatori inizia il 18 luglio 2018, quando il sindaco è Stefano Delunas. La Giunta delibera la rideterminazione del canone per l’affidamento del mercato civico. Gli operatori non ci stanno e fanno ricorso al Tar, ma non va bene: i giudici danno ragione al Comune e rigettano il ricorso. La sentenza diventa definitiva lo scorso sedici marzo, sei giorni prima gli uffici comunali spediscono una proposta per un piano di rientro del pagamento debito, ma poi non cambia nulla. Oggi la richiesta ufficiale dell’intera somma: verdurai, panettieri e pescivendoli di piazza Dessì hanno trenta giorni di tempo per pagare o per rivolgersi ad un giudice e fare opposizione.









