Attaccata all’ossigeno, dopo anni di chemioterapia e radioterapia ha bisogno di un trapianto. Una battaglia solitaria, contro una malattia devastante, aggravata dalle difficoltà economiche e dall’assenza di supporto. Ha ricevuto anche la visita di “Giulia e i suoi amici”, i volontari sempre dalla parte dei più deboli, quelli che gridano senza voce perché stremati dalla vita. Un abbraccio forte, mai si erano viste prima di due giorni fa, ma la solidarietà è anche questa, comunicare al prossimo che non è solo a dover affrontare le vicissitudini della vita. E per Miria sono veramente tante: “Senza aiuto non posso vivere dignitosamente” aveva sussurrato la donna. Vive sola, in una condizione di isolamento e di estrema fragilità. La sua storia è un racconto di resilienza, ma anche di sofferenza e speranza. “Tutto è iniziato nel 1988, quando mi è stato diagnosticato un linfoma al quarto stadio,” racconta. “Dopo anni di chemioterapia, radioterapia e trasfusioni di sangue, mi sono ritrovata con danni irreparabili a polmoni e cuore. Oggi vivo costantemente attaccata all’ossigeno e mi attende un trapianto di cuore e polmoni”.
La malattia, però, non si è fermata. “È evolutiva,” spiega Miria. “Ho bisogno di supporti medici per arginare i danni e affrontare ogni giorno con dignità. Tra questi, uno stroller ad alta quota, indispensabile per permettermi di viaggiare in aereo e sottopormi alle visite specialistiche necessarie per valutare il trapianto. Senza di esso, i miei spostamenti diventano impossibili”. (https://gofund.me/3f01db5e)
Vive senza alcun aiuto, né familiare né assistenziale. Ogni giorno, deve lottare per trovare le risorse che le permettano di sopravvivere. “Sono sola, non ho nessuno che possa aiutarmi,” dice con voce tremante. “La mia pensione non è sufficiente a coprire le spese mediche, né a garantirmi un tenore di vita che si possa definire dignitoso”.
Un appello lanciato, al cuore delle persone: “Mi rivolgo a chiunque possa tendermi una mano, anche solo con un piccolo contributo,” implora Miria. “Non chiedo la luna, ma solo la possibilità di affrontare questa malattia con dignità. Chiunque voglia aiutarmi, può contattarmi e mostrerò senza esitazione tutte le mie cartelle cliniche. Voglio che sia chiaro: non cerco pietà, ma un supporto concreto per poter vivere i miei ultimi anni con un minimo di serenità”. Ed è così che la mano tesa non si è fatta attendere, anche solo per un momento di conforto, una spesa, una chiacchierata e qualche libro.
Una vicenda che ha il countdown innescato e che corre contro il tempo, quello per permettere a Miria di vivere, ancora.









