Era già tutto previsto, ma da sempre. I Progressisti, dopo aver messo in scena un paio di direzioni per discutere di quello che era già deciso, passano con la grillina Alessandra Todde, candidata presidente della Sardegna a capo della coalizione con il Pd, e mollano Renato Soru e la sua coalizione sarda. Una scelta legittima, ovviamente. Ma fatta in modo opaco e poco limpido, con dichiarazioni mai nette, sempre a metà fra il detto e il non detto, senza assumersi la responsabilità della scelta e preferendo attribuirla a improbabili circostanze cosmiche
. Una scelta che è frutto di un calcolo matematico per salvare un paio di poltrone in consiglio regionale, poltrone appannaggio di chi ha fatto della politica un lavoro a tempo indeterminato. Nel loro documento, i Progressisti fingono di indignarsi per il modo in cui Todde è stata scelta, ovvero dalle segreterie romane di 5 Stelle e Pd già a luglio scorso, come anticipato in esclusiva da Casteddu online (qui l’articolo), non la nominano mai e cercano di far passare l’idea di non aver mai abbandonato la coalizione, invocando l’unità contro il pericolo destra e facendo un appello a Renato Soru perché ci ripensi.
Un minuto dopo la liberatoria ufficializzazione del trapasso, Massimo Zedda, che era seduto con Soru all’evento di lancio del progetto elettorale, conferma che sì, lui sarà candidato sindaco a Cagliari. Legittimando così le voci che hanno individuato nell’accordo per palazzo Bacaredda uno dei motivi dell’accordo con Todde: il via libera a Zedda da 5 stelle e Pd. Cosa che non accadrà: il Pd, dopo aver ceduto Villa Devoto, si terrà il Comune di Cagliari e non ha nessuna intenzione di sostenere Zedda. I candidati a sindaco in pole sono Piero Comandini, ma dipende molto dal risultato elettorale delle regionali, e Danilo Fadda, figlio di Paolo. Intanto, mentre continua lo scannatoio su nomi, poltrone e ruoli da una parte e dall’altra, di programmi neanche l’ombra. Chissà se i sardi prima o poi potranno andare a votare sapendo cosa ne sarà di trasporti, sanità, lavoro. Solo per fare i tre più drammatici esempi.












