Pressione fiscale alle stelle, Sassari la città più tartassata

Per gli imprenditori sardi l’incidenza del fisco è nettamente superiore alla media italiana: si lavora fino al 29 agosto solo per pagare le tasse. Ecco l’analisi nerissima della Cna


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Dopo il calo degli ultimi anni riprende ad aumentare la pressione fiscale per le piccole e media imprese e gli artigiani italiani. Nel 2016 peso esercitato dal Fisco è rimasto fermo al 60,9%, stesso livello raggiunto l’anno prima quando era calato di ben tre punti sul 2014, ma per quest’anno si prevede un aumento dello 0,3%, toccando il 61,2%. In questa situazione preoccupa particolarmente  la situazione della Sardegna dove – soprattutto a Sassari – l’incidenza del fisco è nettamente superiore alla media italiana. Raggiungendo una pressione del 66,4% (+6% rispetto al 2011). A Sassari un artigiano o un piccolo imprenditore dovranno lavorare otto mesi, dal primo gennaio addirittura al 29 agosto, solo per pagare l’Erario. All’artigiano o piccolo imprenditore sassarese netto delle incombenze tributarie resterà in cassa una parte bassissima del reddito aziendale: su 50mila euro ne rimarranno soltanto 16.809 (-2.981 rispetto al 2011).

 

La provincia sarda in cui si pagano meno tasse continua ad essere Carbonia Iglesias che, grazie al suo triste primato di provincia più povera d’Italia, ha ottenuto numerose agevolazioni fiscali che hanno alleggerito gli imprenditori. I dati, nonostante un leggero peggioramento rispetto allo scorso anno, risultano ancora inferiori rispetto a quelli del 2011. A Carbonia la pressione fiscale è del 55,6% e un piccolo imprenditore o un artigiano devono lavorare fino al 21 luglio per pagare l’Erario. Ad Iglesias invece il peso delle tasse è del 56,7% e per pagare l’Erario bisogna lavorare dal 1° gennaio al 25 luglio.

 

I dati sul carico fiscale delle piccole e medie imprese nelle città sarde sono contenuti nel Rapporto 2017 dell’Osservatorio CNA sulla tassazione della piccola impresa (Comune che vai, Fisco che trovi) curato dal Centro studi e dal Dipartimento politiche fiscali dell’associazione artigiana, che ha misurato e quantificato la pressione fiscale di 135 Comuni italiani (tra cui tutti i capoluoghi di Regione e di Provincia) facendo riferimento ad un’azienda italiana tipo: un’impresa manifatturiera individuale con cinque dipendenti, un laboratorio, un negozio e un reddito di 50 mila euro all’anno. Per questa tipologia di impresa è stato calcolato il Total Tax Rate (cioè il prelievo totale delle amministrazioni pubbliche sul reddito) e sono state determinate le variazioni del carico fiscale dal 2011 al 2017.

 

IL TOTAL TAX RATE

Tra fisco nazionale, regionale e comunale nel 2017 il peso complessivo del fisco (Total Tax Rate) per artigiani e PMI dovrebbe aumentare dello 0,3%, toccando il 61,2%. Negli anni della crisi il Ttr è passato dal 59,2% del 2011 al 64,5% del 2012, al 63,7% del 2013 e al 63,9% del 2014. L’unica possibilità per correre ai ripari è il ricorso, da parte delle imprese, al nuovo regime fiscale previsto dall’IRI (Imposta sul reddito delle imprese che alleggerisce la tassazione del reddito lasciato in azienda): il questo caso la pressione fiscale scenderebbe al 58,1%.

 

La classifica complessiva della Cna – che elabora i dati fiscali dal 2011 al 2016 e li compara con le previsioni per il 2017 – attribuisce a Reggio Calabria la maglia nera nella classifica 2017 con una pressione fiscale complessiva che tocca addirittura il 73,2%. Rimane seconda Bologna, con il TTR al 71,9%. Sale di una posizione Roma, terza, con il TTR al 69,1%. La città italiana in cui i piccoli imprenditori sono meno tartassati è invece Trento, con una pressione fiscale del 53,9%, seguita a poca distanza da Carbonia (55,3%). Quanto alle previsioni della CNA per il 2017 Reggio Calabria dovrebbe continuare a primeggiare nella poco invidiabile classifica di città con il più elevato Ttr italiano (con il 73,4%) e a festeggiare per ultima il Tfd (il 24 settembre). Così come Trento sembra destinata a rimanere la città più “benevola” con il 54,1% di Ttr e il 16 luglio di liberazione fiscale.

Venendo nel dettaglio alla Sardegna, Sassari ha la peggiore performance con il 125° posto nella graduatoria nazionale dato da una pressione fiscale del 66,4% (+6% rispetto al 2011). Segue Olbia-Tempio al 104° posto con una pressione fiscale del 63,5% (+2,7% rispetto al 2011), Cagliari all’87° con il 62,1% (+3,5% rispetto al 2011), Nuoro al 71° con una pressione fiscale del 60,5% (+2,9% rispetto al 2011), Oristano al 33° posto con una pressione fiscale del 58,5% (+0,5% rispetto al 2011), Iglesias al 15° posto con una pressione fiscale del 56,7% (-0,6% rispetto al 2011) e infine Carbonia all’8° posto con una pressione fiscale del 55,6% (-0,4% rispetto al 2011).

IL TAX FREE DAY

Lo studio della Cna ha elaborato i dati in modo da comprendere in modo semplice e molto significativo fino dove arriva, in un anno, la mano del fisco sulle piccole imprese. Al Total Tax Rate corrisponde infatti il Tax free day, cioè il giorno della liberazione fiscale che mediamente per le pmi e gli artigiani italiani cade il 10 agosto. Ma potrebbe essere anticipato di qualche giorno, al 30 luglio, per le imprese che abbiano optato per l’Iri. Sono le piccole imprese di Reggio Calabria a dover lavorare di più per il fisco: fino al 24 settembre, quasi un mese e mezzo oltre la media. Seguono Bologna (19 settembre), Roma e Firenze (9 settembre) Catania (7 settembre), Bari (5 settembre), Napoli (4 settembre), Salerno e Cremona (31 agosto), Foggia (30 agosto) e Sassari (29 agosto).

Quanto alla Sardegna, a Carbonia si lavorerà per l’Erario fino al 21 luglio (162 giorni di lavoro destinati alla famiglia), ad Iglesias fino al 25 (158 giorni tax free), ad Oristano fino al 31 luglio (152 giorni tax free), a Nuoro fino all’8 agosto (144 giorni tax free). A Cagliari un artigiano o un piccolo imprenditore dovrà lavorare per il Fisco fino al 14 agosto (138 giorni tax free), ad Olbia-Tempio fino al 19 agosto (133 giorni tax free), mentre, come detto, a Sassari come detto smetterà di lavorare per pagare l’Erario solo il 29 agosto, destinando solo 123 giorni di lavoro alla sua famiglia.

IL REDDITO RIMANENTE AL NETTO DELLE TASSE

L’elaborazione finale dello studio della Cna focalizza infine la questione più importante di tutte: nel 2017, dopo aver pagato le tasse, quanto resterà alle imprese?

In premessa bisogna dire che tutti i calcoli del Centro studi della Cna hanno preso come riferimento un’impresa manifatturiera individuale, con un laboratorio di 350 metri quadri, un negozio di 175 metri quadri, 5 dipendenti, un fatturato di 430mila euro/anno e un reddito d’impresa di 50mila euro/anno.

Il risultato di questa elaborazione è drammatico per gli imprenditori sardi che subiranno nell’anno un vero e proprio salasso. La maglia nera, come detto, spetta a Sassari dove dopo aver pagato le tasse degli originari cinquantamila rimarranno 16.809 euro (-118 rispetto all’anno precedente) con una decurtazione di ben 2.981 euro rispetto al 2011. Ad Olbia rimarranno invece 18.238 euro (-126 euro rispetto all’anno precedente), con una decurtazione di 1.339 euro rispetto al 2011. A Cagliari all’imprenditore o all’artigiano che avrà pagato fino all’ultimo euro al Fisco resteranno invece 18.967 euro (-124 euro rispetto all’anno precedente) con una decurtazione di 1.730 euro rispetto al 2011. A Nuoro rimarranno 19.754 euro (-126 euro rispetto all’anno precedente) con una decurtazione di 1.426 euro rispetto al 2011. A Oristano resteranno 20.754 euro (-128 euro rispetto all’anno precedente) con una decurtazione di 434 euro rispetto al 2011. A Iglesias rimarranno 21.657 euro (-128 euro rispetto all’anno precedente) con un aumento di 252 euro rispetto al 2011. Infine ad un artigiano o imprenditore di Carbonia rimarranno 22.211 euro (-128 euro rispetto all’anno precedente) con un aumento di 197 euro rispetto al 2011.

LE PROPOSTE DELLA CNA

 

«Questi dati – dichiarano Pierpaolo Piras e Francesco Porcu rispettivamente presidente e segretario regionale della CNA. – evidenziano come le piccole imprese sarde continuino ad essere tra le più tartassate in Italia e debbano lavorare gran parte dell’anno per pagare l’Erario. Riteniamo che sia arrivato il momento di intervenire su un sistema fiscale evidentemente squilibrato per ridurre la pressione fiscale garantendo una maggiore equità nel prelievo tra diversi redditi da lavoro. Occorre inoltre invertire la tendenza del trasferimento alle imprese degli oneri sui controlli e usare in modo intelligente la leva fiscale per aumentare la domanda interna»..


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