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La Sardegna e i suoi misteri, alcuni tra i fatti di cronaca più inquietanti e non ancora del tutto risolti, tra questi anche il caso di Gisella Orrù, la giovane sedicenne di Carbonia che fu crudelmente massacrata.
31 anni fa svanivano sogni e speranze di Gisella Orrù che in quel maledetto 28 giugno 1989 venne strappata alla vita, gettando nello sconforto una intera comunità che ancora oggi la piange e la ricorda.
Doveva essere una sera come tante altre per la bellissima Gisella, una cascata di capelli ricci scuri, un viso dolce, una ragazzina che presto sarebbe dovuta diventare donna. Qualche ora trascorsa con gli amici e poi il buio. Dalle ricostruzioni effettuate dagli inquirenti, fu condotta in un bosco: una tentata violenza sessuale alla quale la giovane si sarebbe sottratta, la fuga, la cattura da parte di un gruppo di uomini e la fine cruenta della povera Gisella: prima un colpo in testa, poi la ferita mortale al cuore. Dopo poco più di una settimana, fu ritrovata in fondo a un pozzo nelle campagne della città.
“È una storia di commozione perché questa vicenda non la seguì in prima istanza ma cercai di riprenderla di fila, di approfondirla in un secondo momento – racconta il giornalista Mannironi, autore del libro ‘Anime maledette’ – una storia che personalmente mi turbò tantissimo per molti motivi: questa storia, di una ragazza di appena 16 anni che finisce in questo modo orribile, barbaro ma la seconda cosa è che non c’è stata giustizia. Esistono un’inchiesta, dei processi, ma alla fine non è rimasto niente perché se andiamo a guardare tutto si è sfaldato. E allora manca una risposta di giustizia per questa povera ragazza, tutto per proteggere un ambiente.
Perché si intuisce questo, un ambiente oscuro a Carbonia: in quegli anni veniva condizionato da un gruppo di siciliani malavitosi, loro presero il controllo di tutto ed è difficile che questa vicenda si sia sviluppata senza che loro siano coinvolti. C’è un episodio importante ossia che la madre di un compagno di scuola di Gisella, che tra l’altro morì suicida, ricevette la visita di questi strani personaggi che proposero alla figlia di vendere biancheria intima. Lei sottopose all’attenzione dei carabinieri l’accaduto che le proposero delle foto segnaletiche tra le quali riconobbe uno di loro.
Gisella dopo aver subito violenze bestiali venne uccisa forse con uno spiedino da carne conficcato nel cuore, l’autopsia dimostrò che questa povera ragazza 2 ore prima di morire aveva cenato e le persone che erano state accusate negarono questa informazione. Da questo fatto si capisce quindi che i protagonisti di questa storia nera sono dei personaggi.
Anche la famiglia non ha mai creduto alla versione ufficiale, una tragedia senza risposta in questi casi.
L’unica speranza è che qualcuno che è stato protagonista, spettatore della vicenda, in una crisi di coscienza possa parlare. Sono molto pessimista però a riguardo, personalmente sono passati troppi anni e chi sapeva ha preferito tacere quindi penso che rimarrà un giallo incompiuto”.
Altro fatto di cronaca che ancora oggi non ha risposte, addirittura non è nemmeno certo che si tratti di un omicidio poiché non è mai stato rinvenuto il corpo: si parla dell’avvocato Gianfranco Manuella scomparso la mattina del 22 aprile 1981. La sua macchina venne ritrovata aperta in via Abruzzi.
“Se ne son dette tante, una storia di cronaca degli anni 80. Io non seguo tesi complottiste ma quando non c’è un corpo è difficile parlare di omicidio; c’è anche chi ha sostenuto che Manuella non fosse morto ma vivo e che si nascondesse da qualche parte. Ma io sono convinto che se un uomo razionale come Aldo Marongiu manifestava un sospetto così incredibile, una ragione ci doveva essere.
Una famosa pista è quella che porta a Decimomannu, alla Nato, perché l’avvocato aveva delle conoscenze all’interno della base, era molto amico di un tedesco che gestiva lo spaccio. C’erano una serie di rapporti di amicizia e, in qualche modo, qualcuno ha cercato di adombrare i rapporti; poi dalle carte sembra strano che si ci affidi alle testimonianze di pentiti poco credibili. E sembra strano che alla fine si decida improvvisamente di non seguire più la pista dell’aeroporto di Decimomannu”.
Una storia che si intreccia con gli anni bui della magistratura in Sardegna.
Un’altra pista legherebbe Manuella alla strage di Ustica: “Io su questo, l’unica cosa che posso dire è che parte dei nastri delle registrazioni radar della notte di Ustica furono trovati in un capannone della base di Decimomannu.
Questa è una cosa abbastanza singolare io non ho elementi per dirne di più. Però, indubbiamente, c’è qualcosa che lega Ustica a Decimomannu, però c’è anche da dire un’altra cosa: Ustica si lega anche a Quirra, sempre con il radar, è possibile che ci sia un legame ma io non ho trovato nelle mie indagini nessuna prova che lo certificasse”.
QUI L’INTERVISTA RADIO A PIERO MANNIRONI: https://www.facebook.com/castedduonline/videos/235127688007309