di Roberto Marchi
E’ veramente “singolare ” il caso delle panchine in pietra nella nuova Piazza Gramsci. Lo scrittore, il politico, il pensatore, il filosofo di Ghilarza si starà rivoltando nella tomba all’idea di doversi sedere in una panchina di pietra, pare di origine non sarda, senza schienale, in una piazza di una qualsiasi città della Sardegna, non solo nella piazza che porta il suo nome a Cagliari, Capoluogo della Regione Autonoma.
Avrebbe certamente preferito, come certamente lo avrà fatto nel corso della sua tormentata e coraggiosa vita, di sedersi meditare e anche a riposarsi delle sue fatiche, sulle rocce di basalto delle campagne del suo paese e di quelle del mio luogo natio, Abbasanta confinante appunto con Ghilarza.. Ma tant’è !!! Il design dei progettisti della nuova Piazza Gramsci non avevano previsto gli ” schienali ” che saranno, invece, installati a ” furor di popolo”, dice l’ Assessore Gianni Chessa. Certo, il progetto non è stato commissionato, approvato e appaltato nel corso della sua gestione, comunque il tutto è stato fatto sotto la gestione della prima Giunta Zedda, lavoro del quale l’Assessore Chessa porta oggi la responsabilità nei confronti dell’intera cittadinanza. Sarebbe interessante e istruttivo rendere noto i nomi dei progettisti che hanno avuto la brillante idea. E’ altrettanto grave , però, non solo emblematica, la responsabilità di chi (Giunta Municipale, Commissione Lavori Pubblici, Dirigenti comunali) ha esaminato e approvato un tale progetto non solo con le panchine in pietra senza schienale ma anche con due scalinate che rendono assai pericoloso il transito e il passeggiare alle persone anziane, ai disabili e ai bambini. C’è qualcuno che ha il coraggio di volerci spiegare le ragioni tecniche e funzionali di una tale scelta?











