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Ci saranno anche i pescatori il 1 febbraio prossimo a Cagliari per manifestare insieme agli agricoltori e gli allevatori.
“Anche il mondo della pesca si è stancato del silenzio della Regione – spiega il presidente di Coldiretti Sardegna Battista Cualbu -. Le innumerevoli richieste e proposte portate nelle scrivanie delle istituzioni Regionali sono rimaste senza risposte, lasciando gli operatori in balia di una delle peggiori crisi degli ultimi 20 anni, mentre continua a fiorire il mercato delle importazioni che soddisfa l’80 per cento dei consumi ittici.
L’elenco delle richieste è lungo. “Da anni chiediamo l’istituzione di una direzione generale per un settore schiacciato da una burocrazia asfissiante: le competenze sono frammentate in 4 assessorati” accusa il responsabile di Coldiretti impresa pesca Mauro Manca.
I pescatori aspettano una politica di accesso al credito; l’istituzione di un osservatorio che fornisca dati reali sulle produzioni locali così come un’azione di controllo e repressione per la pesca illegale ed abusiva, che fa concorrenza spietata e sleale alle aziende regolari.
A tre anni dall’inizio della programmazione comunitaria del FEAMP – 2014/2020, i bandi fermi con il rischio reale di ripetere o addirittura peggiorare il triste primato portato a casa dalla Sardegna nella vecchia programmazione, quando è risultata maglia nera a livello nazionale e forse Europeo in termini di spesa: un terzo delle somme non sono state impegnate.
“Perdite importanti derivano pure dalla fauna selvatica ed in particolare dalle specie protette e non cacciabili come i cormorani e i delfini – dice il presidente di Uecoop Sardegna Vittorio Cadau. Aspettiamo una legge Regionale ad hoc per risarcire i danni”.
La musica non cambia per la piccola pesca costiera, oltre 1000 delle 1300 barche iscritte in Sardegna, in difficoltà a causa di normative “distanti”, dettate da istituzioni europee insensibili alla valorizzare delle tipicità e produzioni locali.
“Chiediamo – ricorda Manca – che la Regione si attivi per richiedere l’ampliamento delle quote di tonno e di pesce spada, nonché l’ampliamento delle quote per le catture accessorie”.
Per l’acquacoltura non è più rinviabile l’approvazione di una legge Regionale che regolamenti il rinnovo delle concessioni demaniali marittime e che consenta la rideterminazione dei canoni annui.
“Non si può ripetere lo scandalo della scorsa programmazione – evidenzia con forza Mauro Manca – quando dei 4.400 milioni di euro del vecchio FEP riservati all’acquacoltura, sono stati spesi solo 400 milioni, rinunciando a ben 4milioni di euro come ci dicono i dati di Argea. Questo si è verificato perchè le aziende non potevano garantire la “cogenza” delle concessioni demaniali marittime per un periodo minimo di 5 anni”.