Di Paolo Rapeanu
Ernie cervicali e artrosi, “ricordi” di un incidente in automobile, vengono curati senza troppi problemi. Ma poi c’è un solo problema che persiste: dolori molto forti. E la scoperta della fibromialgia: “Grazie a un reumatologo, tanti altri medici non riuscivano a capire cosa avessi. Anche grazie all’aiuto di internet, documentandomi, ho scoperto di essere una fibromialgica. Sono limitata al lavoro, la mattina è difficile alzarsi per via di dolori e contratture. Inizio a connettere verso mezzogiorno, e così resto in ufficio anche il pomeriggio per finire ciò che ho iniziato a fare in ritardo”.
E la vita va a catafascio: La fibromialgia è una malattia invalidante, lotto ogni giorno. Dieci anni fa ero piena di energia, facevo tantissime cose e mi programmavo il futuro. Adesso vivo alla giornata, l’inverno è la stagione peggiore. Prendo oppioidi per limitare il dolore, sennò sarebbe impossibile andare avanti”. Già, andare avanti: “Ho timore per il mio futuro, ho già una certa età e peggioro di continuo”.
Una cura adatta? La sua scoperta, secondo Patrizia, passa anche per il riconoscimento della fibromialgia quale malattia invalidante da parte della Regione: “È un calvario composto da cento sintomi, molti dei quali compaiono in contemporanea. Soffro anche della sindrome delle gambe senza riposo, non posso mai dormire a un orario decente perché non riesco a stare ferma nel letto. I weekend li trascorro a cercare di rigenerarmi, ho detto addio anche alle cene settimanali con gli amici. Qualcuno di loro pensa che la mia sia una scusa”.