“Una copia la custodirà gelosamente nelle cose di famiglia e l’altra la porterà personalmente all’Archivo Histórico de la Nobleza di Toledo, dove ha già portato tutte le sue carte inerenti il Marchesato di Villasor” spiega Casti. Un’altra “missione” compiuta per l’impiegato con la passione della ricerca del passato dei territori sardi, in particolar modo quelli del Medio Campidano che lo hanno visto crescere. Dopo aver viaggiato nel tempo sino a risalire all’ultimo erede di quello che fu il feudo serramannese ed esser riuscito a ricostruire la storia di tre stoffe di almeno tre secoli fa, lunedì è stato accolto direttamente dal nobile spagnolo che ha apprezzato in maniera indiscussa l’avvenuta di Casti.
“La mia ricerca sul Marchesato di Villasor è nata due anni fa, quando son stato coinvolto dall’Associazione “Castello Siviller Marchesato di Villasor”, che partecipò, nel 2017, alle celebrazioni del 400° anniversario della Contea di Serramanna, protratesi per cinque giorni, alla presenza di Don Luis Crespí de Valldaura y Cardenal (XIV Conte di Serramanna); nell’occasione si tennero mostre, dibattiti e convegni sul tema.
Mi sono quindi apprestato a “mettere ordine” nella storia di “Sorres”, partendo da Giovanni Civiller, primo feudatario della Curatoria di Gippi, di cui Villasor faceva parte, fino ad arrivare al primo conte, al primo marchese ed ovviamente all’ultimo; infatti, già quando il comune di Villasor, celebrò il seicentenario del Marchesato, nel 2015, obiettai che vi fu un errore di interpretazione, perché se di seicentenario si trattava, era da relazionare all’infeudazione e non all’istituzione del Marchesato (nomina avvenuta solamente il 19 novembre 1594 in favore di Jayme Alagón y Folch de Cardona), tanto che il seicentenario del Marchesato di Villasor, ricorrerà solo nel 2194 e dubito che noi saremmo qui a festeggiarlo.
Si voleva poi dar risalto alla nobildonna Aldonça Civiller, figlia di Giovanni, che sposò Giacomo, un esponente della potente famiglia dei De Besora, in nome del quale, dopo il suo decesso, il 29 maggio 1455, presso il la torre del castello di Sorres stipulò le Franchigie con gli abitanti di Serramanna.
L’idea era di riuscire ad organizzare un convegno, magari a maggio 2023 per la ricorrenza della rogazione del Testamento di Giovanni Civiller, in favore della figlia Aldonça de Besora (che poi ne entrò effettivamente in possesso nel 1427).
Nel frattempo, ero finalmente riuscito a mettermi in contatto con Álvaro de Fernández-Villaverde y Silva XIII e attuale detentore del titolo di Marchese di Villasor, che si disse entusiasta di poter partecipare; tenendo conto che il marchese è una persona molto addentro alla Corte del Re di Spagna si sarebbero potuti aprire scenari di collaborazione davvero interessanti.
Causa COVID prima, elezioni comunali dopo e in ultimo i lavori di ristrutturazione del castello di Villasor, la data di un ipotetico convegno è stata di volta in volta rimandata, fino a che si è deciso di posticipare il tutto a data da definirsi.
Nel frattempo, ho continuato a restare in contatto con don Alvaro, mettendolo comunque al corrente delle mie ricerche che mano a mano andavano sviluppandosi, come l’analisi dello stemma marchionale del castello, la giusta attribuzione dell’identità delle mummie degli esponenti della famiglia Alagón collocate al Museo della Basilica di Bonaria o ancora della descrizione del vestiario dei nobili del 1600 di cui vi è una meticolosa descrizione in un manoscritto del 1631 riferito alla Processione del 1618 in occasione della traslazione delle reliquie dei Santi alla Cattedrale di Cagliari; in riferimento a questa processione ho trovato una curiosità riguardo il quadro della crocifissione posto sull’altare maggiore della chiesa di Sant’Antioco di Villasor, che sembra riprodurre proprio l’altare effimero dei Marchesi di Villasor allestito per l’occasione. O ancora la descrizione del palazzo dei marchesi di Villasor in via dei Genovesi a Cagliari, con alcune descrizioni delle “loas” che lì vi si tenevano.
Visto e considerato che c’era parecchio materiale e c’era il contatto diretto con il Marchese di Villasor ho deciso di mettere tutto su un libro, perché la fatica della ricerca non fosse stata vana e non andasse dispersa e ho pensato di stamparne due copie e andare personalmente a Madrid a portarle a don Álvaro de Fernández-Villaverde.
Quando gli scrissi che sarei andato di persona, si mostrò subito entusiasta e mi scrisse “Muchas gracias por la buena noticia de que viene a Madrid y tendré ocasión de verle. Reservo toda la mañana del lunes, 26 de junio”. Era deciso, sarei andato a conoscerlo e portargli il mio libro sulla storia di uno dei suoi tanti titoli, sì perché lui è:
Grande di Spagna (la massima dignità nobiliare spagnola, correlata al titolo di infante di Spagna), Marchese di Santa Cruz, Duca di San Carlo, Diplomatico di carriera, Marchese di Pozo Rubio, Marchese del Viso, ha la Gran Croce al Merito Navale e quella di Cavaliere e Comandante dell’Ordine di Isabel la Católica, Maestrante di Siviglia, membro dell’Ordine di Santiago, ed’è membro del Consiglio di fondazione del Museo Navale e del Museo del Prado.
È vicepresidente onorario della FHB (Fundación Hispano Británica) e patrono della Fundación Focus-Abengoa, della Asociación Plaza Porticada, della Real Fundación di Toledo, del World Monument Fund e della Fundación de la Nobleza.
Il 22 maggio 2004 era tra gli invitati al matrimonio di Re Felipe VI de España e Letizia Ortiz Rocasolano.
Insomma, un vero nobile ed inoltre era molto interessato alla sua stessa storia.
Il 26 giugno alle 10, puntuale come concordato, ero sotto il suo palazzo a Madrid, in zona Plaza de España.; ho portato con me mio figlio Elia, che studia lo spagnolo alle superiori come supporto linguistico e morale.
Sul portone ho trovato una persona che poi mi ha annunciato al marchese, che è sceso poi personalmente ad accogliermi, cosa non scontata.
Già dalla prima scalinata che conduceva al primo piano mi son trovato immerso in un’ambientazione settecentesca, più che una dimora sembrava di essere dentro un museo. Ci vorrebbe un altro libro per descrivere tutto ciò che c’è dentro, ma basti pensare che ha una Cappella privata (consacrata), due quadri originali di Goya alle pareti, mentre in un atrio c’è la lampada che stava sul galeone spagnolo (fanale della galera) del suo antenato Álvaro de Bazan I Marchese di Santa Cruz, durante la battaglia di Lepanto (7 ottobre 1571) e di fronte il faro sottratto alla nave turca nemica sconfitta; senza contare le innumerevoli foto con Re Juan Carlos e l’attuale Re Filippo di Spagna.
Mi ha fatto da Cicerone in tutti gli ambienti del palazzo, tranne che nella sua residenza privata ovviamente. Si è unita a noi sua moglie che molto carinamente ci ha fatto servire dalla domestica (come poteva essere altrimenti) acqua, caffè e biscotti per una colazione di metà mattina.
Ha posato molto volentieri per numerose foto e ha apprezzato i miei doni, un tagliere sardo pirografato da me stesso con rappresentate le caratteristiche maschere sarde e due copie del libro “marchesato di Villasor”. Una copia la custodirà gelosamente nelle cose di famiglia e l’altra la porterà personalmente all’Archivo Histórico de la Nobleza di Toledo, dove ha già portato tutte le sue carte inerenti il Marchesato di Villasor (che sono attualmente tutte digitalizzate).
Ovviamente per me non poteva esserci gratificazione più grande ed ero molto emozionato. Devo dire che anche don Alvaro lo era, perché come mi ha detto “Estoy admirado por tu pasión y gracias por darme la oportunidad de conocer mejor la historia de mi título”.
Prima di congedarmi ha voluto fare una foto con me, sua moglie e mio figlio, che ha fatto scattare rigorosamente dalla domestica.
Il libro probabilmente verrà poi messo in vendita per chi avesse piacere di conoscere qualcosa in più della storia del nostro territorio”. Una soddisfazione, quindi, di inestimabile valore poiché racchiude la conoscenza di ciò che ha meticolosamente studiato, ricomposto per poi risalire, anche in questo caso, all’ultimo erede della dinastia che, nel bene e male, hanno caratterizzato uno scorcio della storia sarda.












