Oristano.
Oggi, nel parcheggio di un noto supermercato, l’orrore mi si è rivelato in tutto il suo dramma.
Un tizio, sicuramente bianco, sicuramente sardo, stava gridando contro una signora. Non stava solo gridando, le stava dando della “poco di buono”, con un termine tipicamente sardo, le stava urlando “ti ci vuole un bastone”, “bisognerebbe ammazzarti” e sottolineando queste parole con un linguaggio del corpo che non lasciava adito a dubbi sulle reali intenzioni.
L’ho guardato bene e già ero inorridita, oltreché spaventata, perché ho temuto che passasse ai fatti, tanta era la furia smisurata.
Poi è saltata fuori una tipa, a fianco di questo signore, che, sempre in sardo, ha urlato “si vede che è quello che a lei piace”. Riferendosi ad una precisa parte del corpo maschile.
La signora, quella aggredita, e che guardava il tutto con stupore e anche lo stordimento tipico di chi si trova al centro di queste aggressioni fuori luogo e fuori contesto, tipo una lepre davanti ai fari, era rea di avere preso le parti di un extracomunitario, nei pressi dei carrelli, a sua volta colpevole di essere lì, presumo, o di avere chiesto qualche moneta, infastidendo l’uomo che non aveva gradito la sua presenza.
La furia non si è placata, e l’uomo ha continuato nel suo sbraitare isterico, portato via dalla tipa che cercava di calmarlo, in mezzo ai presenti attoniti come la sottoscritta. E la tipa cercava di calmarlo ribadendo che certamente quella signora fosse in cerca di parti del corpo maschili di colore.
Non ho potuto fare altro che avvicinarmi alla signora, ancora sbigottita, con quell’espressione tipica delle persone perbene che subiscono con vergogna un’aggressione, ed esprimerle la mia solidarietà.
Ma non ditemi che non abbiamo un problema. E non sono certamente quelli fermi ai carrelli, il problema.
Il problema sono queste bombe ad orologeria pronte a esplodere e le loro vittime (in questo caso la signora sconosciuta, e immagino anche l’altra, vittima e complice), incastrate in un sistema violento di uomini che odiano a tal punto.
Patrizia Cadau, M5S













