Sono state confermate anche in secondo grado le quattro condanne per la morte dell’operaio di Samatzai, Giovanni Pia, deceduto nel 2009 all’ospedale, dopo tre mesi di agonia, successi a una caduta da un ponteggio mentre stava lavorando in un cantiere a Nuxis. La Corte d’appello, presieduta dal giudice Massimo Costantino Poddighe, ha confermato le condanne, tutte con pena sospesa, a un anno e quattro mesi per Giseppe e Amerigo Cabua, entrambi di Samatzai, un anno a Umberto Gianluca Giganti e Umberto Stivaletta, il primo alla guida della Tsi srl e il secondo, all’epoca, responsabile del settore di sicurezza della società che, in appalto, aveva dato all’impresa edile dei Cabua la realizzazione di un edificio. Per tutti l’accusa, sia in primo sia in secondo grado, è di omicidio colposo. Ok anche ai risarcimenti per i tre figli della vittima, 50mila euro a testa, e alla moglie, settantacinquemila. La sentenza di secondo grado arriva a quattordici mesi di distanza da quella di primo grado. Stando a quanto stabilito dalla Procura, l’operaio era precipato per ben cinque metri nel vuoto senza trovare nessun appiglio o protezione, il 12 giugno 2009. Portato a sirene spiegate all’ospedale, è morto dopo poco più di tre mesi, a settembre dello stesso anno, per le ferite e i danni riportati nella caduta.
Soddisfatto il legale di figli e moglie, Ignazio Ballai, che li ha seguiti sin dal primo grado: “Sono contento, dopo anni di battaglia legale di aver dato giustizia ai miei assistiti”. Il processo vero e proprio era iniziato dieci anni fa.











