Nuovi interrogativi emergono sull’omicidio di Francesca Deidda, la giovane donna uccisa dal marito Igor Sollai, il quale ha confessato il crimine. Un dettaglio insolito sta alimentando il mistero: il telefono della vittima, che risultava spento dalla fine di maggio, si è riacceso nei primi giorni di settembre, restando attivo per sette ore e mezza e agganciando la cella nel territorio di Assemini, come riportato nell’articolo di Francesco Pinna su L’Unione Sarda. Poi, si è nuovamente spento.
La vicenda appare ancora più enigmatica considerando che Sollai, durante la confessione, aveva dichiarato di aver gettato sia il cellulare sia l’arma del delitto nelle acque dello stagno di Santa Gilla. Tuttavia, i sommozzatori non hanno mai trovato nulla durante le ricerche, mettendo in dubbio l’attendibilità delle sue parole. Un’ipotesi investigativa suggerisce che il telefono possa essere stato lanciato da un cavalcavia nel territorio di Assemini e poi ritrovato da qualcuno, che lo avrebbe acceso per poi lasciarlo spegnersi nuovamente per esaurimento della batteria. A rendere plausibile questa teoria è il fatto che il dispositivo non avesse il blocco del pin, permettendo a chiunque di accenderlo. Le indagini proseguono per cercare di chiarire chi abbia avuto accesso al telefono e come sia possibile che sia stato riacceso mesi dopo il delitto. Resta il mistero su un dettaglio che potrebbe aggiungere nuovi elementi a un caso già intricato.












