Una storia d’amore breve ma intensa, poi la nascita del piccolo Davide e la lite per contenderselo. È la triste storia di un padre di Cagliari, che dopo la fine della storia con la sua compagna si è visto negare il diritto di vedere il proprio figlio. “Non so come sta, cosa fa, con chi e dove sta – racconta E. D. – Non sono mai riuscito a parlare con la madre, che rifiuta la mediazione, né coi suoi parenti che fanno branco. I legali tra di loro non comunicano. E dopo 18 mesi di procedimento non c’è alcuna sentenza, neanche all’orizzonte”.
La storia. “Il bimbo nasce nel 2011- spiega il padre – Ci accordiamo per una gestione del bambino al 50 per cento (spese, tempi di permanenza nelle rispettive case, ecc), col progetto di prendere casa insieme l’anno successivo. Lui cresce alla grande e con me ha un rapporto perfetto, e anche la coppia va bene. Dieci mesi dopo l’imprevisto: mia madre si ammala gravemente, io sono figlio unico e devo occuparmi di lei. Piani scombinati ma si va avanti. A luglio 2013, causa terzo incomodo, la coppia scoppia e dopo 6 mesi la mia ex compagna mi sequestra il bambino e chiede l’affido esclusivo. E via al procedimento. Da allora non ho più visto mio figlio, non ho alcuna notizia, e dopo 18 mesi non c’è alcuna sentenza, neanche all’orizzonte. La psicologa che ha in carico il bambino, in un anno e mezzo lo ha visto due sole volte, di cui la seconda solo perché sono andato a pestare i pugni sulla sua scrivania e su quella della dirigenza Asl. Lei non ha gradito, ha preso carta e penna, e ha raccontato al giudice di una mia aggressione ai suoi danni, diagnosticandomi un pericoloso stato di instabilità. Tutto agli atti. Mi sospendono la patria potestà perché il giudice non si è ritrovato l’e mail con la relazione della mia psicologa. Dopo cinque mesi il documento salta fuori, e revocano la sospensione. Cosa è cambiato? Niente, senza una sentenza il genitore collocatario fa quello che vuole. Una sentenza che in ogni caso per me sarà fortemente penalizzante, e chissà quando arriverà. L’unico provvedimento urgente è stato l’assegno di mantenimento a mio carico. Le mie intenzioni al momento sono di rinunciare al procedimento, e al bambino. Non è una fuga, è per il suo bene. Ciò determinerà l’affido esclusivo a lei, e la decadenza della patria potestà. Nella migliore delle ipotesi si tratta di un arrivederci a quando sarà lui a potermi cercare, ma chissà cosa troverà”.









