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“Noi tirocinanti del palazzo di Giustizia a Cagliari, non siamo burattini da sfruttare: ecco cosa sta succedendo”

di Redazione Cagliari Online
14 Ottobre 2020
in cagliari, il-diavolo-sulla-sella

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Vorremmo mettervi al corrente della situazione che in questi ultimi anni, a livello nazionale e regionale, si è venuta a creare in merito al “mondo sommerso” dei tirocinanti negli uffici presso i vari Palazzi di Giustizia tra i quali anche quello di Cagliari.
A luglio del 2019 sono stati avviati i tirocini destinati a giovani laureati  in materie giuridiche ed economiche da svolgersi presso gli uffici giudicanti del distretto di Cagliari, 48 posti nella sede di Cagliari e 53 posti suddivisi nelle altre sedi della Sardegna.
Tali tirocini sono convenzioni stipulate tra la Corte d’Appello di Cagliari e l’Aspal, Agenzia sarda per le politiche attive sul lavoro, e non costituiscono rapporti di lavoro ma rappresentano un’esperienza pratica che, in affiancamento a un tutor, consentono al tirocinante di rapportarsi alle pratiche di cancellaria ed altri uffici giudiziari. Nello specifico si tratta “dell’opportunità di acquisire competenze e conoscenze specifiche, tecniche relazionali e trasversali che possono agevolare e supportare le scelte professionali oltre che favorire il suo ingresso o reingresso nel mercato del lavoro” (come precisato nel progetto).
Le attività si svolgono per  30 ore settimanali per una durata di sei mesi, prorogabile soltanto una volta per ulteriori 6 mesi, e alla puntale partecipazione alle attività è corrisposta un’indennità forfettaria, non altrettanto puntuale e spesso sollecitata, di 450 € mensili.
Tale esperienza presenta tuttavia innumerevoli criticità: in primis i tirocinanti, che dovrebbero affiancare il personale in servizio per apprendere e formarsi, spesso sono chiamati a svolgere mansioni proprie degli impiegati di ruolo, in autonomia, dopo un brevissimo periodo di formazione (circostanza, questa, dettata dalla cronica carenza di personale, inasprita maggiormente dagli innumerevoli pensionamenti conseguiti alla quota 100); in secondo luogo, non appartenendo all’organico del Ministero della Giustizia, non godono di alcuna rappresentanza e considerazione e spesso le loro mansioni esulano anche dal percorso progettuale indicato dalla stessa ASPAL che di fatto non vigila sulla sua reale applicazione e sul rispetto di quanto da loro stessi indicato sulle linee guida della formazione.
Ci teniamo a sottolineare come il contributo dei tirocinanti sia stato riconosciuto anche dall’utenza che ha potuto notare un netto miglioramento dei servizi resi, più celeri ed efficienti.
Il venir meno del contributo in questione rischia di provocare il collasso del Palazzo di Giustizia stesso, con enormi disagi, tanto per il personale in servizio, quanto per i giudici e l’utenza.
Non meno importante il fatto che il Ministero della Giustizia, in questo caso, investe nella  formazione di questi ragazzi inutilmente e con uno spreco di risorse dal momento che alla fine del periodo pattuito i tirocinanti tornano a casa senza nessun titolo spendibile (venendo già meno quella famosa dicitura indicata all’inizio sul favorire “l’ingresso o il reingresso nel mercato del lavoro”), infatti lo stesso Ministero della Giustizia nel bandire posti a concorso per figure attinenti alle mansioni svolte non riconosce punteggi ulteriori a chi ha svolto proficuamente i tirocini nelle cancellerie, e per assurdo riconosce punteggio a coloro i quali hanno svolto lo stage di affiancamento al magistrato, esperienza altamente formativa ma che non riguarda il funzionamento degli uffici.
Quindi oltre al danno la beffa, i tirocinanti si ritrovano a svolgere attività lavorative vere e proprie per 30 ore settimanali per soli 450 euro, senza alcun contributo versato venendo trattati come invisibili. In particolar modo in questo periodo particolare legato al COVID, nessuno ha posto l’attenzione sulla figura del tirocinante che si è ritrovato per mesi senza alcun indennizzo, aspettando la ripresa dei progetti nell’incertezza totale, senza poter svolgere altre attività lavorative (è infatti requisito essenziale per accedere al tirocinio il possesso dello stato di disoccupazione al momento dell’avvio del progetto e mantenerlo durante lo stesso) senza preoccuparsi che i tirocinanti, pur essendo giovani, hanno la necessità di danaro per vivere in maniera dignitosa e per potersi garantire una qualche indipendenza.
Purtroppo, nella sostanza, sotto la veste dorata che viene presentata, i tirocini altro non sono che un modo per tappare i buchi dell’organico, senza tutela e senza un corrispettivo adeguato.
Ora è ben vero che le pubbliche amministrazioni per assumere personale devono bandire i concorsi per garantire la trasparenza delle procedure, ma è vero altresì che a fronte di situazioni critiche possono intervenire anche con strumenti differenti. Indubbiamente la responsabilità della contrattazione di nuove risorse è, in primis, competenza del Ministero della Giustizia a livello centrale, ma si vuole qui far notare che altre Regioni hanno affrontato il problema assumendo a TEMPO PIENO e INDETERMINATO risorse ai fini di potenziare i servizi prestati dai rispettivi Tribunali, si veda in tal senso Regione Lazio n° 127 Operatori Giudiziari: http://www.regione.lazio.it/rl_lavoro/?vw=documentazioneDettaglio&id=51096  nonché Regione Campania https://portale.regione.calabria.it/website/portaltemplates/view/view.cfm?18068 , indubbiamente si tratta di assunzioni che si rivolgono a casi particolari legati a condizioni riconducibili a fattori economici e sociali, ma nulla vieterebbe di creare bandi diversi con competenze specifiche richieste.
A tal proposito di recente è stato pubblicato un bando per la selezione di 1.000 operatori giudiziari, che pareva essere una buona possibilità, uno spiraglio di luce, ma il Ministero della Giustizia ha richiesto quale requisito essenziale per la presentazione della domanda l’aver svolto proficuamente un anno di tirocinio presso gli uffici giudiziari, escludendo quindi tutti i tirocinanti che a causa del Covid non hanno potuto concludere il progetto nella data dovuta. Infatti, per i Tirocini Regionali, le giornate lavorate dall’1 al 12 marzo (annullate nel libretto del tirocinante) devono essere ufficialmente caricate dall’Aspal sul libretto online a scalare dall’ultima domenica dell’ultimo mese di tirocinio che, come previsto dalla normativa, è il termine di chiusura del semestre.
A discapito dei tirocinanti, invece, i libretti regionali sono stati aggiornati erroneamente seguendo la regola che deve essere applicata alle altre tipologie di Tirocini Aspal, secondo cui i 12 giorni di marzo da recuperare si caricano a scalare dall’ultimo giorno di calendario del mese. Questo errore ha portato al riconoscimento di un numero giornate di “Recupero Covid” inferiore alle giornate effettivamente lavorate nei primi 12 giorni di marzo, così facendo diversi tirocinanti non potranno nemmeno partecipare al bando, già di per sé falsato dai punteggi sproporzionati tra tirocinanti stessi (i già citati tirocini per magistrati comportano un punteggio di gran lunga superiore a chi effettivamente ha svolto quella mansione da tirocinante giudiziario).
Di fronte ad una situazione simile questi ragazzi non possono che sentirsi amareggiati e profondamente sconfortati, oltre che delusi, da una pubblica amministrazione che chiede loro tanto impegno, finge di credere in loro e di tenere alla loro formazione per poi ributtarli per strada e reclutare una nuova generazione di “burattini” da sfruttare.
I Tirocinanti del Palazzo di Giustizia di Cagliari
Tags: giustiziatirocinanti
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