No alla perizia psichiatrica per Masih Shahid, il trentenne pakistano che ha ucciso l’11 maggio 2021 a coltellate il 19enne Mirko Farci a Tortolì e ferito in modo grave la madre di lui, nonchè sua ex compagna, Paola Piras. L’ha deciso la Corte d’Assise di Cagliari, presieduta da Giovanni Massidda. Oggi c’è stata la deposizione di Lorenzo, il fratello di Mirko, su richiesta esplicita di uno degli avvocati della donna, Marcello Caddori: “Vivevo a Milano ma con Mirko ci sentivamo regolarmente e avevamo paura del comportamento violento di Shahid, nei confronti del quale mio fratello prese provvediementi: non rispondeva più al citofono per non ritrovarselo in casa”. Una situazione che andava avanti sin dal 2019, quando Lorenzo Farci studiava a Milano: “A Natale tornati a casa, dissi a mia madre la volontà di non avere in casa il suo nuovo compagno, avrei fatto la sua conoscenza in altri momenti. Lei glielo riferì ma lui si fece trovare a cena quella sera con fare provocatorio nei miei confronti”.
I giudici, oltre a sentire un amico marocchino del pakistano, hanno anche ascoltato la relazione dello psichiatra della difesa, Antonio Canu, che ha parlato di “criticità di carattere psichiatrico”. Ma la Corte ha detto no alla richiesta di perizia avanzata dal difensore del 30enne, Federico Delitala. Il primo febbraio nuovo round del processo con le discussioni finali e, poi, la sentenza. L’avvocato Caddori spiega che “nel diario clinico del carcere, Masih Shahid viene definito vigile e collaborante dopo due giorni e dopo due settimane. Poi, dopo tre mesi ha iniziato ad avere le classiche sindromi depressive simili a quelle dei migranti delle Ong bloccate al largo. Una persona ristretta tra quattro mura è chiaro che che abbia sintomi simili alla paranoia, ma nulla che comunque possa giustificare una perizia psichiatrica”.











