Cosa accadeva tra le mura di quella struttura specializzata nell’assistenza ai malati psichiatrici, soprattutto, perché quei maltrattamenti, botte ed insulti ripresi e documentati dalle telecamere nascoste dei Carabinieri del NAS? Quel che accadeva a Decimomannu, nella Casa protetta e centro riabilitativo dell’Aias, ha ancora tanti lati oscuri da chiarire e saranno gli stessi inquirenti a far luce su responsabilità e gravità di carattere penale. Nel frattempo, 14 sono i nomi di coloro i quali (tra Oss e responsabili) dovranno chiarire la loro posizione, nel filone giudiziario del pm Liliana Ledda; per ora, nei loro confronti, sono state emesse le misure cautelari di sospensione dell’esercizio del pubblico servizio, 35 invece i pazienti in cura in via Carducci, struttura convenzionata, dove avrebbero avuto luogo per l’appunto i maltrattamenti, oggetto di una serie di blitz dei militari dopo una denuncia di una ex dipendente del centro di riabilitazione e casa protetta, avvenuta nel 2014. 49 Centri sparsi in tutta la Sardegna. Complessivamente l’Aias di Cagliari (come si evince dal sito internet), assiste circa 3.500 persone di cui 1.300 anziani avvalendosi della professionalità di circa 1.240 dipendenti tra medici, terapisti della riabilitazione, educatori, assistenti sociali, infermieri, ausiliari, autisti e personale amministrativo, con una media di 2.250 prestazioni giornaliere.
I CARABINIERI DEL NAS. “Durante le nostre ispezioni, con gli stessi filmati, abbiamo riscontrato casi di malati con patologie invalidanti, in totale promiscuità, pazienti, uomini e donne, radunati accanto ad un unico bagno, tutti nudi in fila per fare la doccia, poi in attesa, bagnati, pronti per essere asciugati con lo stesso asciugamano”. Il comandante dei Nas di Cagliari, Davide Colajanni, racconta particolari agghiaccianti di quel che accadeva a Decimomannu: “Tutte queste situazioni, potevano comportare l’insorgere di altre patologie, poi ancora più gravi le carenze igienico-sanitarie, non solo, anche intercettazioni audio, dalle quali sono emersi dettagli con gli stessi malati maltrattati verbalmente e fisicamente. E’ stato accertato che i responsabili della struttura sapevano di tutto ciò, anche grazie ad alcune testimonianze, di quel che accadeva all’interno, ma non hanno mai preso provvedimenti disciplinari. Si richiedevano ulteriori ausili utili per assistere i pazienti, ma le ristrettezze economiche del centro non consentivano di acquistarne di nuovi”.











