Un tavolino con due sedie, piazzato davanti al suo bar di via Tuveri, “per facilitare le consegne esterne, visto che andavano evitati i sovraffollamenti”. Antonella Fois, 49 anni, titolare di un bar di via Tuveri a Cagliari, ha ricevuto l’ok dal Comune “i primi mesi del 2020, quando è scoppiata la pandemia”. A dicembre, “il giorno 17”, nel suo locale si sono presentati gli agenti della polizia Locale: “Centocinquanta euro di multa perchè il permesso era scaduto”. Una bella botta, economicamente parlando: “Ho pagato e pensavo che fosse tutto finito lì”. Invece no. La barista dovrà restare a casa per otto giorni di fila. Il motivo? “La multa non è bastata, è scattata anche la chiusura. Un vero e proprio accanimento, ho ricevuto due avvisi via Pec, forse la mia colpa è di non aver controllato frequentemente la casella di posta elettronica. Quando, lunedì, sono piombati nuovamente nel mio bar gli agenti, non riuscivo a crederci, mi è crollato il mondo addosso”. La serranda è abbassata, il registratore di cassa è spento e, a conti fatti, in una settimana perderà la possibilità di guadagnare “almeno quattromila euro. Sono questi i tipi di aiuti che vogliono dare per agevolare le imprese?”.
“C’è la guerra alle porte, perchè non vanno davvero a controllare altrove, anzichè prendersela con chi, come me, lavora dalla mattina alla sera per una pagnotta? Sindaco Truzzu, riveda le regole e non se la prenda con noi piccoli commercianti. La mia multa l’ho pagata, ci mancherebbe. Ciò che non comprendo è l’accanimento, perchè chiudermi il locale per otto giorni?”.