La Procura di Cagliari ha aperto un’indagine sulla morte di Claudio Lazzaro, 80 anni, ex inviato di guerra per il Corriere della Sera e giornalista dell’Europeo, deceduto il 29 luglio all’ospedale Businco dove era ricoverato da otto giorni per un tumore in fase avanzata. A sollevare dubbi sulla gestione del ricovero è stata la figlia Diana, 31 anni, che, assistita dall’avvocata Alessia Sangiorgio, ha depositato una querela per chiedere alla magistratura di accertare eventuali responsabilità. Secondo quanto riportato da L’Unione Sarda, il pubblico ministero Giangiacomo Pilia ha disposto il sequestro della salma e ha bloccato la restituzione ai familiari, in attesa dell’autopsia affidata al medico legale Matteo Nioi. Nel documento presentato in Procura, un fascicolo di sei pagine, la famiglia denuncia presunte carenze assistenziali durante la degenza: difficoltà nel ricevere aggiornamenti clinici, problemi nella somministrazione dei pasti e casi di disidratazione. Lazzaro si trovava in Sardegna da metà giugno, trasferitosi a Chia per affrontare le cure vicino alla nuova abitazione. Le condizioni di salute si sono aggravate rapidamente, fino al ricovero il 22 luglio e alla morte, avvenuta una settimana dopo. Sempre secondo quanto riportato da L’Unione Sarda, nella querela vengono indicate anche condotte che, secondo i familiari, potrebbero aver compromesso le possibilità di sopravvivenza. Al momento non ci sono nomi iscritti nel registro degli indagati, ma la Procura sta analizzando ogni aspetto della vicenda. Claudio Lazzaro, durante la sua carriera, aveva firmato reportage dal Kosovo e dall’Iraq e lavorato accanto a figure del giornalismo come Oriana Fallaci e Massimo Fini. Negli ultimi anni si era dedicato alla produzione di documentari su movimenti neofascisti, ricevendo diversi riconoscimenti come autore d’inchiesta.









