La moria di pubblici esercizi e di imprese artigiane continua inarrestabile nella città di Cagliari: un dato allarmante che non sembra turbare quanti per ragioni istituzionali o d’ufficio dovrebbero tenere sotto costante controllo i dati sulla natalità e mortalità delle imprese e lo stato di salute dell’economia urbana. Specchio dello stato di benessere dei singoli e delle famiglie.
Non è la prima volta che portiamo alla luce del sole la condizione preoccupante del tessuto di piccole imprese della città ma a questa verità assoluta non è mai corrisposto non solo un brandello di politica economica frutto di analisi e incontri ma neppure una presa di coscienza del grave e, almeno per ora, inarrestabile fenomeno. L’Assessore alle attività produttive non si preoccupa nemmeno di acquisire i dati, immaginiamoci di elaborare politiche economiche di contrasto. Nel resto della Giunta domina il silenzio. Se Cagliari è fra le prime città in Italia da dove i giovani scappano per mancanza di opportunità di inserimento nel mondo del lavoro (un’altra sola città fa peggio), questo è dovuto anche al fatto che la Giunta non dispone di uno straccio di progettualità economica e l’Assessore alle attività produttive, quando va bene, allestisce chiassose grigliate e bevute nel Centro storico sotto le finestre dei bambini ai quali si impedisce il giusto diritto al sonno. Una “politica” che non richiede profondità di pensiero e analisi comparate tra i diversi rami dell’economia civica.
I dati che mette a disposizione la Camera di Commercio sono eloquenti e fustiganti della pigrizia culturale e politica di chi ha il dovere e il potere di agire ma resta inerme.
Imprese dei Servizi di Ristorazione
Codice Ateco 2007 – Classe 56
Anni 2011-2018 (I° trimestre)
Comune di Cagliari
ANNO ISCRIZIONI CESSAZIONI I-C
2011 48 79 -31
2012 54 85 -31
2013 47 74 -27
2014 40 95 -55
2015 31 114 -83
2016 32 73 -41
2017 34 77 -43
2018 (I° trimestre) 14 28 -14
TOTALE 300 625 -325
Se prendiamo in esame i dati relativi alle “Imprese dei Servizi di Ristorazione”, quelle che comunemente definiamo “Pubblici esercizi”, rileviamo che nel 2017 il numero delle cessazioni (77) è più che doppio rispetto alle iscrizioni (34) con il saldo negativo di 43 imprese. Andamento confermato anche nel primo trimestre del 2018: cessazioni 28, iscrizioni 14, differenza negativa 14.
Se l’analisi dei dati la facciamo partire dal 2011 (anno da cui governa l’attuale maggioranza politica), rileviamo ancora più appieno, nel medio periodo, la gravità del fenomeno di mortalità delle imprese esaminate.
Nell’arco di tempo che va dal 2011 al primo trimestre del 2018, le cessazioni sono pari a 625 e le nuove iscrizioni 300. Con un saldo negativo che registra la perdita di 325 pubblici esercizi, a cui corrisponde una perdita di circa 1.000 posti di lavoro tra titolari, familiari, dipendenti. Un dato che non può essere offuscato dagli orpelli allestiti nei quartieri del Centro storico.
Se l’analisi la spostiamo al settore dell’artigianato, un’articolazione di imprese di produzione e di servizio indispensabile in ogni epoca storica, lo stato delle cose si presenta ugualmente di notevole preoccupazione.
IMPRESE ARTIGIANE
ANNI 2011-2018 (I° trimestre)
Comune di Cagliari
ANNO ISCRIZIONI CESSAZIONI I-C
2011 156 255 -99
2012 174 210 -36
2013 130 208 -78
2014 120 208 -88
2015 143 211 -68
2016 120 153 -33
2017 106 164 -58
2018 (I° trimestre) 53 73 -20
TOTALE 993 1.482 -469
Nell’arco di tempo che va dal 2011 al primo trimestre del 2018 le cessazioni (1482, circa la metà delle imprese iscritte all’Albo!) superano di gran lunga le nuove iscrizioni. Con un saldo negativo finale di 469 imprese, a cui corrisponde una perdita di circa 900 posti di lavoro.
Considerati assieme, i due settori economici ci annunciano una perdita complessiva di 794 imprese e una perdita di circa 1900 posti di lavoro: un dato più che allarmante per una città come Cagliari, dove alto è il tasso di disoccupazione, soprattutto giovanile. Anche perché il fenomeno si presenta inarrestabile e nulla di positivo e di concreto si fa per fermarlo. Anzi!
Il risvolto di alcune scellerate scelte politiche, in violazione della Legge quadro sull’inquinamento acustico e del Piano Acustico Comunale, che hanno alimentato la concentrazione di pubblici esercizi in alcuni quartieri (Marina,Stampace, Castello) e fatto precipitare nello stato di criticità acustica altri sette quartieri (per i quali non è stato predisposto nessun Piano di Risanamento, quantunque obbligatorio), ha incentivato la fuga dalla città alla ricerca di migliori condizioni di vivibilità. Al riparo da un insostenibile inquinamento acustico, fonte di morte e di gravi malattie, che ha già comportato la condanna del Comune di Cagliari (Sentenza TAR, gennaio 2015), mentre altri processi incombono. A codesta situazione dolorosa, la risposta obbligatoria per legge consiste nell’adozione di specifici Piani di Risanamento Acustico, pena il commissariamento del Comune.
Il Piano per Stampace e Marina, commissionato in extremis proprio per evitare l’arrivo del Commissario in via Roma, è nella disponibilità della Giunta e degli Uffici dal mese di Maggio del 2017. Da un anno! Ma nulla è dato sapere: mummificato, insabbiato, negato ai cittadini e ai Consiglieri comunali, il Piano giace inerme. Circa 50 mila euro buttati al vento! C’è materia anche per la Corte dei Conti. Atteggiamento irresponsabile, assurdo, sconcertante, quello degli amministratori civici. Perché il risvolto è il permanere di una condizione di aggressione alla salute umana e all’ambiente, destinata solo ad aggravarsi dopo l’approvazione del nuovo Regolamento per la concessione del suolo pubblico, illogico e confusionario. Una violazione chiara ed eclatante dell’art. 31 della Costituzione (che “tutela la salute come fondamentale diritto dell’individuo e interesse della collettività”) come hanno già riconosciuto e messo nero su bianco i Giudici del Tribunale Amministrativo Regionale. Una violazione che potrebbe avere risvolti penali.
E’ ora di cambiare ed è possibile cambiare nell’interesse della città e dei cittadini. Senza ledere i diritti legittimi di nessuno.
Marco Marini – Comitato Rumore No Grazie













